mercoledì 5 novembre 2025

Auguri in cielo a... Harold McNair!

 Questo sassofonista e flautista jazz collaborò come sideman (e come musicista accreditato a tutti gli effetti) in album di Quincy Jones, Jimi Hendrix, Caetano Veloso, Steamhammer e tanti altri. E, come bandleader, ha pubblicato almeno una mezza dozzina di LP.



"The Hipster"

Nato a Kingston, in Giamaica, il 5 nov. 1931, morto a nemmeno 40 anni, il 7 marzo 1971, a Maida Vale nel Nord di Londra, di cancro ai polmoni, Harold McNair è ricordato anche per aver suonato con Donovan negli anni d'oro della carriera del cantautore scozzese, apparendo in ben suoi 7 album (dal 1965 al 1969).

"The Fence"

    
       Gli inizi

Trascorse il primo decennio della sua carriera musicale alle Bahamas, dove usò il nome "Little G" per le registrazioni e le esibizioni dal vivo. I suoi primi lavori bahamensi erano per lo più in stile caraibico piuttosto che jazz, in cui cantava oltre a suonare sia il sassofono contralto che quello tenore. Interpretò anche un cantante calypso nel film Island Women (1958). Nel 1960, registrò il suo primo album, un mix di jazz e calypso intitolato Bahama Bash. Fu in questo periodo che iniziò a suonare il flauto, che sarebbe poi diventato il suo strumento distintivo. Inizialmente prese alcune lezioni a New York, ma fu in gran parte autodidatta. Partì per l'Europa  nel 1960.

       Oltre il Grande Stagno

Come molti altri musicisti jazz caraibici degli anni '50 e '60 (ad esempio Joe Harriott, Dizzy Reece e Harry Beckett), McNair si trasferì in Gran Bretagna. Tuttavia, prima di arrivare a Londra, fece una tournée sul Continente con Quincy Jones e lavorò a Parigi per colonne sonore di film e per programmi televisivi. Una volta a Londra, si guadagnò rapidamente la reputazione di formidabile suonatore di flauto, sassofono contralto e sassofono tenore, tanto da ottenere un'esibizione fissa al Ronnie Scott's Jazz Club.


Il suo stile suscitò l'ammirazione del bassista Charles Mingus, che si trovava a Londra per le riprese di All Night Long (1961). McNair faceva parte di un quartetto che Mingus formò per provare ed esercitarsi durante il suo soggiorno in Gran Bretagna. Tuttavia, la band non si esibì mai di fronte a un pubblico pagante, a causa del divieto imposto dalla Musicians' Union ai suonatori statunitensi nei nightclub britannici. Esiste una registrazione del gruppo che esegue la prima versione registrata della composizione di Mingus "Peggy's Blue Skylight" (https://www.youtube.com/watch?v=IAVkgfpyxW8). Il divieto fu revocato nel 1961, portando il sassofonista tenore statunitense Zoot Sims a suonare al Ronnie Scott's Club. Ironicamente, anche il quartetto di McNair era in cartellone, e di conseguenza vennero pubblicate due sue esibizioni con Phil Seamen alla batteria. Più o meno nello stesso periodo, lavorò anche con il batterista Tony Crombie e il percussionista Jack Costanzo.

Anche qui c'è la firma di McNair: "Whola Lotta Love" dei CSS, brano che fu nella Top of the Pops nel 1970 e giù di lì.

McNair incise il suo primo album interamente jazz, Up in the Air with Harold McNair, durante una visita a Miami, prima di stabilirsi definitivamente nella capitale inglese. Il suo primo full lenght nel Regno Unito come leader, Affectionate Fink, fu realizzato per la neonata Island Records nel 1965. La sessione lo vide collaborare con la sezione ritmica di Ornette Coleman, che era composta da David Izenzon (basso) e Charles Moffett (batteria), per una serie di standard suonati con un'intensità swingante e decisa. McNair partecipò in egual misura a tali sessioni con il suo sax tenore e il suo flauto, offrendo performance virtuose con ambedue gli strumenti. Il suo album personale successivo (omonimo), registrato per la RCA nel 1968 ai Trident Studios, contiene quella che probabilmente è la sua composizione più nota, "The Hipster", inclusa nella compilation di jazz britannico degli anni '60 Impressed Vol. 2 di Gilles Peterson (del 2004).

"Scarborough Fair"

Il suo album seguente: Flute and Nut (RCA, 1970). Flute and Nut presenta arrangiamenti per big band e archi di John Cameron. Seguì rapidamente, nello stesso anno, The Fence, che si muoveva nella direzione della jazz fusion. Un altro album omonimo fu pubblicato postumo nel 1972 dall'etichetta B&C, che mixò brani dell'album RCA del 1968 con registrazioni successive e inedite. 
L'attività di McNair come turnista jazz includevano sessioni con l'ensemble jazz-rock/big band Ginger Baker's Air Force e gli Off Centre di John Cameron. Registrò con gli americani (in visita) Jon Hendricks, la pianista/cantante Blossom Dearie e il batterista Philly Joe Jones, oltre a esibirsi con il sassofonista Eddie "Lockjaw" Davis alla Manchester Sports Guild nel 1967.




Fu il suo fraseggio molto originale al flauto, in particolare, a rendere richiestissimi i suoi servizi tra i musicisti non jazz, soprattutto alla fine degli Anni '60. Il suo flauto venne utilizzato nella colonna sonora del film Kes (1969) di Ken Loach, con musiche scritte dal collaboratore abituale di McNair, John Cameron. Un altro contributo degno di nota alle colonne sonore lui lo rese con il suo sassofono tenore, presente nel tema originale del soundtrack di Dr. No (1962) e con il suo flauto solista in Movements, di Johnny Harris (Warner Bros. 1970), originariamente registrato per la colonna sonora originale del film Fragment of Fear.




Il suo ruolo di sideman più noto è legato alla sua regolare partecipazione (con Cameron) alle sessioni di registrazione di Donovan tra la metà e la fine degli Anni '60 e come membro della band di Donovan in tournée. McNair arrangiò il singolo di successo "There Is a Mountain" (1967), ove suonò il riff di flauto. L'album live Donovan in Concert presenta ampiamente il flauto e il sax tenore di McNair.

Per tutta la fine del decennio '60 suonò anche in molti altri dischi di musica folk e rock progressivo con influenze jazz, tra cui The Tumbler di John Martyn e Large as Life e Twice as Natural di Davy Graham.

 "Secret Love"


domenica 5 ottobre 2025

'Il Cacciatore di Orizzonti'

 Canzoni 'jazzate' con qualche sfumatura Anni '60 e da Balera. 

Forte dose di malinconia, ma sempre con un sorriso sapiente sulla faccia...


Che cos'è Il Cacciatore di Orizzonti? È il primo album del progetto Atlantide. Toni (a tratti) siciliani, sicuramente mediterranei comunque, su melodia senza tempo, tra atmosfere cosmopolite.

Atlantide è un progetto voluto dal sassofonista Peppe Santangelo.


- Michele Frigoli: voice and guitars
- Giuseppe “Peppe” Santangelo: saxophones, voice on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Gianmarco Straniero: double bass and electric bass
- Francesco Di Lenge: drums and percussion
- Fabio Buonarota: trumpet on "Il Cacciatore di Orizzonti", "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni", "Milady"
- Giulio Stromendo: piano on "Come L’Onda Che Spuma", "A Lezione Di Sogni"
- Filippo Milazzo: viola da gamba on "Immagina O Musa (Il Varo)"
- Elsa La Face: voice on "Salsedine", "L’Uomo Che Mi Ha Rapita"
- Anna Rita Rumore: soprano on "Immagina O Musa (Il Varo)"


Production: Giuseppe “Peppe” Santangelo


  * Spotify  *            * Youtube *

                                                        ***  Peppe Santangelo su Facebook


Recensione su Meiweb

   Presentazione su The Soundcheck 

                Recensione su VareseNews



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mercoledì 24 settembre 2025

Lorenzo Cellupica Quartet - 'This is Odd'

 (Ma.Ra.Cash Records, 2025)

              

Lorenzo Cellupica Quartet - This is Odd

 

Colore & Tecnica

Lorenzo Cellupica (già Mobius Strip) è pianista, compositore; e il suo Quartet si presenta fin da subito come una splendida realtà jazz /fusion.


"I Mobius Strip davvero non esistono più?": questa, la domanda che ci si pone all'inizio, soprattutto se si è stati testimoni della saga della band del Frusinate, che ha portato il jazz negli ambienti progressive (come a suo tempo hanno fatto i Weather Report, come hanno fatto i Return to Forever...), raccogliendo attorno a sé un discreto numero di fans. In attesa di risposte certe, ci immergiamo nella musica di uno dei componenti di quel gruppo in odore di cult. This is Odd è uscito a settembre. Scrivo subito la mia recensione, positivissima (sto riascoltando l'album; io sono avvantaggiato, forse, rispetto all'ascoltatore medio, poiché adoro il jazz. D'altronde: il compito di chi funge da mediatore culturale è quello di cercare di portare queste sonorità anche alle 'audiences' che non ne sono avvezze... Vediamo se mi confermo all'altezza di tale mansione!).



Da precisare che siamo reduci dall'ascolto di In A Haunted House, un precedente lavoro jazz-rock, folk, jazz... del musicista di Liri: già lì era chiaro il tentativo di raccontare storie in maniera prettamente strumentale, con l'ambizione di coprire l'intero vasto pentagramma di emozioni. Il Lorenzo Cellupica Quartet nasce con l'intento di sperimentare nuove idee compositive ed improvvisative (che sembrano spillare senza difficoltà dall'anima e dalle dita del Maestro), cercando di esplorare i confini del jazz. C'è anche una certa contaminazione, ma non esagerata, con elementi provenienti da diversi stili e generi musicali. Le composizioni, tutte a firma del pianista/tastierista, combinano quelli che io chiamo "Colore" e "Tecnica": gli elementi melodici con l'abilità di architettare strutture anche complesse.



Non posso non affermare di essere veramente entusiasta: This is Odd è un album grandioso. Pur avendo apprezzato il lavoro solista della "casa infestata" (appunto In A Haunted House), qui siamo già dentro un altro scrigno. Il viaggio è piacevole - da "Music for Four Musicians" alla straordinaria "On The Tail Of A Rainbow" - e il 'rewind' è d'obbligo. 

        Il gruppo è formato da:

  - Lorenzo Cellupica: piano, composer

  - Damiano Drogheo: tenor and alto sax

  - Gianfranco De Lisi: el. bass

  - Massimo Ceci: drums


Brani preferiti: "This is Odd", la quarta traccia, quella che dà il titolo all'opera e che è anche la più lunga con i suoi 9 minuti; si trova a circa metà dell'album (della durata complessiva di poco meno di un'ora) e separa brani come "I Can't Paint" e "No Strawberries", de facto due facce della stessa urgenza espressiva. Un altro grandissimo brano: il già citato "On The Tail Of A Rainbow". Ma l'album "tiene" nella sua interezza, rappresentando, come già accennato, un percorso plastico tra improvvisazioni e variazioni (spesso, diversificazioni degli stessi motivi e sequenze di note). 


peter di 'Prog Bar Italia',

                 'Topolàin'

                 e...



L'artista
Lorenzo Cellupica è un pianista, tastierista, compositore ed insegnante di musica di Isola del Liri (FR). La sua formazione poliedrica spazia tra diversi generi quali jazz, classica, rock, blues e prog. 
Nel corso della carriera ha collezionato numerosi riconoscimenti sia come solista, sia all’interno di formazioni da lui fondate: primo premio al festival Non solo jazz tenutosi ad Alvito, Premio della critica TG24 come miglior musicista, premio Rotary Club Frosinone - Edizione per l’area Jazz... 
Per i suoi progetti e per le sue varie pubblicazioni ha ricevuto recensioni e apprezzamenti da varie riviste italiane ed estere. Si è esibito inoltre in numerosi festival. Ha suonato anche negli Stati Uniti d'America. 

* * * *

Links 



Youtube           Bandcamp



 



lunedì 22 luglio 2024

Nuove uscite "avventurose"

 Avventurose o, come direbbe qualcuno, "fuori di testa"? 

In realtà si tratta qui di tre opere che vogliono stendere le antenne in direzione musica sperimentale, con uno dei tre lavori (il primo) che può avere - e ha - anche un alto valore di intrattenimento.


Uscito in associazione con Moonjune Records:

Core 'ngrato

by Guarino Savoldelli Quintet


itinerario eccentrico nella canzone napoletana


Peter Thelen, su Exposé, ha scritto:
Corrado Guarino è un nome noto nella scena jazz italiana, nonostante le sue pubblicazioni non siano numerose. Per Core 'ngrato ha collaborato con l'acclamato cantante Boris Savoldelli, già conosciuto alla maggior parte dei lettori di Exposé per la sua associazione con Moonjune Records e per svariate uscite su quell'etichetta. A completare il quintetto ci sono Guido Bombardieri al sax alto e clarinetto, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e il batterista Stefano Bertoli: tutti loro hanno tutti suonato in precedenti dischi di Guarino (Chi? del 2004, una serie di cinque album-tributo dal nome Le Fiabe del Jazz pubblicati tra il 2008 e il 2011, e Si Vede Che Era Destino (2011), nonché probabilmente in alcuni altri di cui non sono a conoscenza. La band era dunque ben affiatata già prima dell'arrivo di Savoldelli, ma sono le sue vocalizzazioni camaleontiche e le alterazioni vocali elettroniche che rendono questo album così avvincente e unico.
Savoldelli e Guarino hanno composto solo due dei dieci brani dell'album. Tre canzoni sono tradizionali (risalgono al XVII e XIX secolo), il resto è di altri compositori. La maggior parte dei pezzi sono leggermente rilassati, alcuni allegri e aggressivi - come ad es. "Ciceranella", che sono certo di aver già ascoltato prima [...] “So' Le Sorbe e Le Nespole Amare” è un altro pezzo potente e melodico dal sapore decisamente folk, che offre al sassofonista Bombardieri spazio per brillare. Ogni traccia qui è eccezionale e offre una gamma di idee jazzistiche e vocali che stupiranno l'ascoltatore. 

 




3​+​3

by Tomeka Reid Quartet   Cuneiform Records

 


Tomeka Reid, cello
Jason Roebke, bass
Mary Halvorson, guitar
Tomas Fujiwara, drums
 

La cellista Tomeka Reid (sue tutte le composizioni) ha licenziato nel 2023 questo album di "musica avventurosa", esplorando nuova matematica sperimentale con il suo quartetto stellare, che è così giunto alla terza pubblicazione.


Nel corso di tre motivi/pezzi che confluiscono insieme (proprio come un set che il gruppo suona in concerto), l'album cattura il meglio di questo ensemble d'avanguardia. Il quartetto della Reid si muove con grazia, senza fretta, calibrando costantemente - evolvendola - la conversazione in corso.



Mother Mallard's Portable Masterpiece Co. 

Un progetto "storico", essendo stato fondato nel 1969! 50 anni di musica elettronica su un CD (click!)

Nella primavera del 1969 David Borden era compositore-pianista alla Cornell University (ambito: Danza), ma per due anni aveva anche lavorato - preminentemente nottetempo - presso la Moog Company di Trumansburg, NY, a breve distanza da Ithaca, cercando di comprendere le funzioni del sintetizzatore Moog (allora in fase di sviluppo) e cercare possibilità per usarlo in performance dal vivo.
All'inizio Mother Mallard era un media per eseguire nuova musica alla Cornell, poiché nessun altro lo faceva. Steve Drews fu il primo a unirsi a Borden. David aveva 30 anni, Steve 23. Mother Mallard presentava nei suoi concerti composizioni di Robert Ashley, Morton Feldman, Daniel Lentz, Jon Hassell, Terry Riley, John Cage, Philip Glass, Steve Reich...
Con il MiniMoog e altri sintetizzatori e con l'aiuto della tastierista Linda Fisher, nonché grazie al patrocinio di Bob Moog, il progetto prese davvero vita... 

Gli ultimi concerti e le ultime registrazioni di Mother Mallard's Portable Masterpiece Co. risalgono al 2019, e in quei frangenti vennero usati gli strumenti originali degli Anni Settanta.

  Elettronica /sperimentazione. David Borden e Steve Drews dal vivo insieme a Judy Borsher, dall'album Like a Duck to Water (Cuneiform Records)

venerdì 12 luglio 2024

'Jazz italiano per le terre del sisma' - Abitare il suono

🎶 "𝐀𝐛𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐨" è il tema della decima edizione del 𝑱𝒂𝒛𝒛 𝒊𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒆 𝒕𝒆𝒓𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒊𝒔𝒎𝒂, la manifestazione che, dal 2015, ha portato e continua a portare nella città dell'Aquila e nelle regioni colpite dal terremoto del 2016 la più importante e numerosa rappresentanza del jazz italiano. 




Per questa edizione saranno oltre 𝟑𝟎𝟎 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐫𝐭𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐢𝐧𝐯𝐨𝐥𝐭𝐢, oltre 60 eventi e concerti complessivi, 15 piazze, 20mila spettatori attesi. 

Scopri tutto sulla nuova edizione diretta da 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨 𝐃𝐢𝐨𝐝𝐚𝐭𝐢, 𝐆𝐚𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐞 𝐌𝐢𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐞 𝐔𝐠𝐨 𝐕𝐢𝐨𝐥𝐚. 


Jazz all'Aquila - Federazione Nazionale Il Jazz Italiano 

giovedì 25 gennaio 2024

Lorenzo Cellupica - 'In A Haunted House'

Lorenzo Cellupica è probabilmente meglio conosciuto nei circoli del progressive rock (indirizzo: jazz rock) per il suo coinvolgimento come tastierista negli eccellenti Möbius Strip. Scoprire questo suo In A Haunted House ha rappresentato una piacevole sorpresa. Cellupica usa qui solo il pianoforte ed è interessato a portarci in una direzione non esattamente diversa da quella dei Möbius Strip: lo stile è sicuramente espressionista (e qui ci siamo), ma In A Haunted House è un lavoro molto personale, più "classico" e ad ogni modo più "colto". Ci pare di cogliere echi di Debussy, addirittura di Musorgskij, con qualche passaggio atonale e salite e ridiscese che sarebbero piaciute a un Rimskij-Korsakov. (Poiché il jazz è stato anticipato dalle innovazioni dei grandi compositori del XIX e XX secolo ed è compenetrato da tali nuove correnti.) 

Dall'inizio alla fine del CD, l'attenzione dell'ascoltatore è "intrappolata" in una serie di quadri e quadretti, motivi, invenzioni e improptu davvero geniali nella loro apparente semplicità costruttiva. Ma, se vi attendete un'opera leggiadra, frivola, siete completamente fuori binario. È l'esecuzione che ci fa apparire tutto così scorrevole e di (relativo) facile ascolto.



È una festa di note ed è arte. Le melodie fluiscono e fluttuano con emozione, un'emozione filtrata da un'ironia falsamente distaccata; si rincorrono, giocano con se stesse in una narrazione di storie concettualmente slegate, ma legate dal filo rosso del gesto musicale. Tra la varietà di tempi e una vasta gamma di stati d'animo, si individua effettivamente la posa, l'atteggiamento, la movenza... l'impulso creativo che attraversa il pentagramma.
"Spider" sembra imitare i movimenti di un ragno, ora frenetici, ora più tranquilli; "Eleventh Avenue" evoca la passeggiata lungo un viale di una metropoli come New York...
Il romanticismo obliquo di "Round Midday" e "Anything To Say" forma stagni di riflessione che racchiudono, circondandola, la title track, ricca di cromatismi e che, davvero, ci fa intravedere gli spettri (irrequieti!) cui si riferisce il titolo. Tutti gli altri pezzi vanno altresì gustati e studiati con l'orecchio di chi è allenato a distinguere gli accenti a levare, i diminuendo inattesi, le progressioni. In questo senso, "Egg Dance" si presenta come uno dei brani più ricchi tra i 10 che compongono l'album, con la "visione" dell'uovo che danza sul getto d'acqua: immagine mai statica, non scevra di variazioni, che, sullo strumento dai tasti bianchi e tasti neri, si tramuta in una musica tra lo sbarazzino e il ponderato.
Notevole inoltre la versione che Lorenzo Cellupica ci offre di "We Can Work it Out": omaggio al geniale duo McCartney-Lennon.




Un bel regalo, lo sottolineiamo. Una serie di composizioni che, interpretate con seriosa naturalezza, vogliono invitarci quasi a fermarci e ad andare un po' indietro nel tempo, per circondarci di cose essenziali, cose non banali ma caratterizzate da un'intelligenza  rigogliosa.

venerdì 16 giugno 2023

Wynton Marsalis: "Jazz in Marciac 2009" (intero)


Wynton Learson Marsalis, nato a New Orleans il 18 ottobre 1961, è uno dei più noti trombettisti contemporanei.
E' il secondo di sei figli di Ellis Marsalis (un pianista jazz). L'attitudine alla musica si mostrò prestissimo in lui; iniziò a suonare la tromba a 12 anni e a 14 già si esibiva con la New Orleans Philharmonic. Dopo queste e altre esperienze di jazz tradizionale, nel 1980 (19enne) entrò a far parte degli Art Blakey's Jazz Messengers.
Dal 1982 è attivo come docente.

Viene considerato un portavoce del polo "conservatore" del jazz; Wynton infatti rigetta gli sviluppi stilistici succedutisi dalla fine degli Anni Sessanta in poi (free jazz, fusion ecc.). Tali idee tuttavia non gli hanno impedito di partecipare all'album Epitaph di Charlie Mingus (etichettato "third stream": nodo di congiunzione tra la Nuova Musica - Neue Musik [John Cage, Stockhausen, Terry Riley e dintorni] - e il jazz moderno o modern jazz [bebop, jazz modale ecc.]) così come a Lush Life: The Music of Billy Strayhorn di Joe Henderson.

In qualità di insegnante al Lincoln Center di New York ("Our mission is to preserve our national music: jazz!"), acquistò abbastanza prestigio negli Anni Novanta.

Uno dei suoi più celebri sostenitori è il musicista e scrittore Stanley Crouch, il quale afferma che solo la musica che affonda le sue radici nello swing può chiamarsi "jazz". Una visione alquanto ristretta del genere, e difatti tale opinione viene condannata da numerose eminenze del jazz: Scott Yanow in primis, ma anche il trombettista Lester Bowie, il pianista Keith Jarrett e altri.
Al New York Times Magazine Jarrett dichiarò nel 1997: "Non ho mai sentito qualcosa suonata da Wynton che significhi veramente qualcosa! Non ha né voce né presenza. Al massimo, riesce a suonare come un talentuoso insegnante delle superiori". Per Lester Bowie, Wynton Marsalis è addirittura uno "scervellato", un "malato di mente" "intrappolato in certe sue idee venutegli quando aveva 21 anni, dopo che lo hanno pagato per farsele venire".
Wynton si è attirato persino degli insulti dopo aver detto che Miles Davis "ha tradito il jazz con il rock" e "veste come un buffone". Tra lui e Davis nacque un tragicomico battibecco che durò anni...
Pierre Sprey, presidente dell'etichetta Mapleshade Records, chiosò nel 2001: "A 21 anni Marsalis era un bravo suonatore di tromba, ma nel gruppo di Art Blakey i colleghi lo surclassavano sera dopo sera. Lui non poteva competere, ecco perché si ritirò verso acque sicure! E' un buon trombettista classico, perciò pretende che il jazz sia musica classica. Non ha nessuna idea dell'evoluzione senza fine..."


Wynton Marsalis ha collaborato a un programma televisivo sul jazz realizzato dal famoso documentarista Ken Burns, programma anch'esso criticato perché snobbava l'avant-garde. (Il film, intitolato semplicemente Jazz -2001 -, si concentra principalmente sulle figure di Duke Ellington e Louis Armstrong...)

Wynton Marsalis, che ha vinto ben nove premi Grammy e un Pulitzer per la musica, collabora dal 2012 con la CBS.
Suo fratello maggiore è il sassofonista Branford Marsalis, specializzato in cross over (Branford ha suonato, tra gli altri, con Sting).
Il video sottostante mostra gli Art Blakey's Jazz Messengers in un concerto a Tokyo. Il brano è Blues March. Il secondo trombettista, insieme a Marsalis, è Terence Blanchard.