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venerdì 16 giugno 2023

Wynton Marsalis: "Jazz in Marciac 2009" (intero)


Wynton Learson Marsalis, nato a New Orleans il 18 ottobre 1961, è uno dei più noti trombettisti contemporanei.
E' il secondo di sei figli di Ellis Marsalis (un pianista jazz). L'attitudine alla musica si mostrò prestissimo in lui; iniziò a suonare la tromba a 12 anni e a 14 già si esibiva con la New Orleans Philharmonic. Dopo queste e altre esperienze di jazz tradizionale, nel 1980 (19enne) entrò a far parte degli Art Blakey's Jazz Messengers.
Dal 1982 è attivo come docente.

Viene considerato un portavoce del polo "conservatore" del jazz; Wynton infatti rigetta gli sviluppi stilistici succedutisi dalla fine degli Anni Sessanta in poi (free jazz, fusion ecc.). Tali idee tuttavia non gli hanno impedito di partecipare all'album Epitaph di Charlie Mingus (etichettato "third stream": nodo di congiunzione tra la Nuova Musica - Neue Musik [John Cage, Stockhausen, Terry Riley e dintorni] - e il jazz moderno o modern jazz [bebop, jazz modale ecc.]) così come a Lush Life: The Music of Billy Strayhorn di Joe Henderson.

In qualità di insegnante al Lincoln Center di New York ("Our mission is to preserve our national music: jazz!"), acquistò abbastanza prestigio negli Anni Novanta.

Uno dei suoi più celebri sostenitori è il musicista e scrittore Stanley Crouch, il quale afferma che solo la musica che affonda le sue radici nello swing può chiamarsi "jazz". Una visione alquanto ristretta del genere, e difatti tale opinione viene condannata da numerose eminenze del jazz: Scott Yanow in primis, ma anche il trombettista Lester Bowie, il pianista Keith Jarrett e altri.
Al New York Times Magazine Jarrett dichiarò nel 1997: "Non ho mai sentito qualcosa suonata da Wynton che significhi veramente qualcosa! Non ha né voce né presenza. Al massimo, riesce a suonare come un talentuoso insegnante delle superiori". Per Lester Bowie, Wynton Marsalis è addirittura uno "scervellato", un "malato di mente" "intrappolato in certe sue idee venutegli quando aveva 21 anni, dopo che lo hanno pagato per farsele venire".
Wynton si è attirato persino degli insulti dopo aver detto che Miles Davis "ha tradito il jazz con il rock" e "veste come un buffone". Tra lui e Davis nacque un tragicomico battibecco che durò anni...
Pierre Sprey, presidente dell'etichetta Mapleshade Records, chiosò nel 2001: "A 21 anni Marsalis era un bravo suonatore di tromba, ma nel gruppo di Art Blakey i colleghi lo surclassavano sera dopo sera. Lui non poteva competere, ecco perché si ritirò verso acque sicure! E' un buon trombettista classico, perciò pretende che il jazz sia musica classica. Non ha nessuna idea dell'evoluzione senza fine..."


Wynton Marsalis ha collaborato a un programma televisivo sul jazz realizzato dal famoso documentarista Ken Burns, programma anch'esso criticato perché snobbava l'avant-garde. (Il film, intitolato semplicemente Jazz -2001 -, si concentra principalmente sulle figure di Duke Ellington e Louis Armstrong...)

Wynton Marsalis, che ha vinto ben nove premi Grammy e un Pulitzer per la musica, collabora dal 2012 con la CBS.
Suo fratello maggiore è il sassofonista Branford Marsalis, specializzato in cross over (Branford ha suonato, tra gli altri, con Sting).
Il video sottostante mostra gli Art Blakey's Jazz Messengers in un concerto a Tokyo. Il brano è Blues March. Il secondo trombettista, insieme a Marsalis, è Terence Blanchard.

giovedì 3 dicembre 2020

Piacevolissimo gruppo vocale: The Mills Brothers

I Mills Brothers sono un gruppo vocale jazz e pop statunitense, nato nel 1928 e tuttora in attività attraverso i suoi eredi musicali. 

Il gruppo era composto originariamente da quattro fratelli afroamericani, nati a Piqua (Ohio): John Jr. (19 ottobre 1910 - 23 gennaio 1936) basso (voce) e chitarra, Herbert (2 aprile 1912 - 12 aprile 1989) tenore, Harry (19 agosto 1913 - 28 giugno 1982) baritono e Donald Mills (29 aprile 1915 - 13 novembre 1999) tenore solista.


Il padre, John Sr., aveva costituito in precedenza un gruppo vocale di musica "barbershop" (un tipo particolare di musica a cappella), dal nome "Four Kings of Harmony". La madre, Ethel, si era dedicata alla musica operistica (opera buffa e dintorni). I fratelli cominciarono a loro volta a esibirsi nei cori di alcune chiese di Piqua e successivamente alla Piqua's Mays Opera Hous", creando il loro inconfondibile stile, basato sull'imitazione vocale degli strumenti dell'orchestra: John imitava la tuba, Harry la tromba, Herbert la seconda tromba e Donald il trombone. L'idea nacque casualmente quando Harry, avendo perso il suo kazoo, cominciò a imitare la tromba con le mani a coppa sulla bocca.

Nel 1928 si esibirono alla WLW, una radio di Cincinnati, e nel 1930 cantarono alla CBS Radio di New York; effettuarono la loro prima registrazione con la Brunswick Records, mentre nel 1934 presero a incidere per la Decca. Nel 1932 iniziarono le loro partecipazioni cinematografiche, con The Big Broadcast.

Nel 1936 John Jr. morì per le conseguenze di una polmonite, e i fratelli pensarono di sciogliere il gruppo ma, dietro consiglio della madre, proseguirono l'attività: il padre, John Sr., sostituì John Jr., e al complesso si unì Norman Brown come chitarrista.

Nel 1943 il disco "Paper Doll" raggiunge la prima posizione nella Billboard Hot 100 per 12 settimane, fino ad oggi ha venduto 11 milioni di copie e nel 1998 ha vinto il Grammy Hall of Fame Award.

Nel 1944 il disco "You Always Hurt the One You Love" raggiunge la prima posizione nella Billboard Hot 100 per 5 settimane.

Nel 1957 John Sr., all'età di 68 anni, lasciò il gruppo, che proseguì come trio.

Nel 1976, in occasione del cinquantesimo anniversario di attività, i Mills Brothers si esibirono al Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, presentati da Bing Crosby. Successivamente, dopo la scomparsa di Herbert nel 1989, e di Donald nel 1999, il complesso proseguì la sua attività con John III, figlio di Donald, cui si unì Elmer Hopper, che aveva cantato con i Platters. Nel 1998 il gruppo ottenne il Grammy Award alla carriera.

venerdì 7 agosto 2020

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Alcuni titoli interessanti


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Gilad Hekselman 




venerdì 19 giugno 2020

Lee Morgan - 'Cornbread'

Abbiamo già parlato di questo suonatore di tromba e compositore morto purtroppo in circostanze drammatiche a soli 33 anni. Sulla homepage della Blue Note, fucina del jazz a cui lui Lee Morgan fu legato a doppia mandata, c'è un interessante articolo circa l'album Cornbread (1965).

 

Il successo riscontrato da Lee Morgan con il brano soul-jazz "The Sidewinder", fece sì che molti artisti cercassero di imitare o comunque duplicare quell'impresa proponendo brani di stampo boogaloo (fusione di musica latina, twist e rhythm’n’blues). La carriera di Morgan acquistò in velocità. Nei due anni successivi al sunnominato hit, il musicista realizzò altri 6 album - e, alla fine, sul suo conto saranno ben 25 gli LP totali per l'etichetta Blue Note... fino al momento della tragica, prematura morte (1972).



Cornbread, registrato nel settembre del 1965, vede il batterista Billy Higgins come unico rappresentante dei musicisti che parteciparono alla registrazione di "The Sidewinder". Morgan ingaggiò il sassofonista alto Jackie McLean (restituendogli il favore meno di una settimana dopo suonando sull'album Jackknife) nonché il sassofonista tenore Hank Mobley (Lee lavorò come sideman in molti degli album di Mobley in quel periodo). Invitò inoltre il Maestro dei Tasti Bianchi-e-Neri, Herbie Hancock (fan della Blue Note e membro del classico quintetto Anni '60 di Miles Davis). E, ad arrotondare la sezione ritmica con Higgins, ecco arrivare il bassista Lee Ridley (poi importante docente di jazz).

Cornbread comprende quattro composizioni di Lee Morgan e un "classico", o "standard" che dir si voglia. E il primo brano è quello che dà il titolo all'album. 
Il secondo, "Our Man Higgins", è un be-bop che punta i riflettori su Billy Higgins, che qui può "dare gas".  Ci sono anche due ballate rallentate ("down tempo"), tra cui una delle canzoni più conosciute del trombettista, "Ceora". Il brano "classico" è quello di Arlen-Koehler, "Ill Wind", in cui Lee mostra una vena accattivante di blues, suonando in sordina (mute).
Poi il pezzo finale: "Most Like Lee", melodia spensierata in cui i membri della band arrivano a sbizzarrirsi. Lee guida l'assalto con il "clarion" (un altro tipo di tromba, o semplicemente un registro superiore della tromba standard) e Herbie, il quale, pure, ha già potuto brillare abbastanza, assume nel capitolo conclusivo del disco il suo ruolo più creativo e più centrale, incitando in maniera suadente - quasi come un sommelier in un raduno di alcolizzati - e scatenandosi lui stesso.


Tracks

"Cornbread" – 9:03
"Our Man Higgins" – 8:54
"Ceora" – 6:23
"Ill Wind" (Harold Arlen, Ted Koehler) – 7:59
"Most Like Lee" – 6:49


Il gruppo

Lee Morgan – tromba
Herbie Hancock – piano
Billy Higgins – batteria
Jackie McLean – sax alto
Hank Mobley – sax tenore
Larry Ridley – basso



domenica 14 giugno 2020

Nat Adderley

Vivere all'ombra del proprio fratello



Oggi vi presentiamo un suonatore di tromba /  cornettista noto... ma non troppo: Nat Adderley, fratello del sassofonista Julian "Cannonball" Adderley e per molto tempo rimasto entro il cono d'ombra di questi. 

 Nat Adderley


Chi conosce la sua "Work Song" sa che si tratta non solo di un musicista ma anche di un compositore in gamba. "Work Song" è un "classico" del jazz moderno, uno standard, arrivato persino a entrare nella hit parade dopo che il cantante Oscar Brown Jr. vi ricamò su un testo.







Nato e morto in Florida (al contrario del fratello, che perì a soli 46 anni lontano da casa, nell'Indiana), Nat suonò, ancora ragazzo e sempre insieme a Cannonball, con Ray Charles (anche lui un prodotto della Florida), in quel di Tallahassee.
La sua aspirazione - mai sopita - era quella di insegnare, ma il fascino delle esibizioni live non lo abbandonava mai e così disse di sì a Lionel Hampton quando questi lo invitò a far parte della sua ensemble. Qualche tempo dopo, pare più per caso che altro, arrivò ad esibirsi insieme al fratello in un locale del Greenwich Village (Café Bohemia) e da quella sera per entrambi iniziarono a fioccare le offerte di lavoro. 



 I fratelli Adderley nel 1966



New York City (dove Nat avrebbe occupato un appartamento ad Harlem, sulla 112th Street) vide nel 1956 la nascita del Cannonball Adderley Quintet. Ma già nel 1957 il gruppo si sciolse, per palese mancanza di interesse da parte del pubblico. Nat passò allora a collaborare con il suonatore di trombone J.J. Johnson (pioniere del bebop) ed entrò quindi nel sestetto di Woody Herman (clarinettista, sassofonista e cantante bianco). Intanto Julian, alias Cannonball, diventava celebre suonando in un altro - oggi ritenuto ben più prestigioso - sestetto: quello di Miles David, dove, insieme a John Coltrane, partecipò alla creazione del leggendario Kind of Blue.

Al Cannonball Adderley Quintet venne data un'altra chance e il vento stavolta girò a favore della formazione cui entrambi i fratelli Adderley credevano fortemente. Presto arrivò il primo hit: "This Here", brano composto dal loro pianista, Bobby Timmons (sì, lo stesso Bobby Timmons degli Art Blakey's Jazz Messengers). 



Questo entusiasmante concerto del Cannonball Adderley Quintet (San Francisco, 1959) inizia con una versione di "This Here"



A1 "This Here" 0:00
A2 "Spontaneous Combustion" 12:27
B1 "Hi-Fly" 24:21
B2 "You Got It!" 35:29
B3 "Bohemia After Dark" 40:36


Il Cannonball Adderley Quintet viene considerato tra gli iniziatori del soul jazz. Ma rimase devoto soprattutto all'hard bop. Essendo che tutti i componenti provenivano appunto dal bebop, intendevano continuare a misurarsi nei virtuosismi richiesti da quel genere.

Negli Anni '60 Nat passò alla cornetta, divenne compositore tout court e agì anche da manager per il quintetto. Fu lui a scrivere alcune tra le canzoni più famose della band, a iniziare da "Work Song" per continuare con "Jive Samba", "Hummin'", "Sermonette" e "The Old Country".
Intanto, registrava anche con altri: Kenny Clarke, Wes Montgomery, Walter Brooker... New York pullulava di occasioni!





Nel film A Man Called Adam (1966), interpretato da Sammy Davis Junior nel ruolo di un trombettista, Nat Adderley prestò all'attore la voce della propria tromba. 
Tra gli altri suoi progetti occorre segnalare un musical che iniziò a scrivere insieme al fratello, Shout Up a Morning, basato sulle "gesta" dell'eroe popolare John Henry (un uomo che scavava buchi nella roccia affinché vi si infilasse dell'esplosivo, utile nella costruzione delle gallerie ferroviarie; una leggenda americana che sembra quasi essere uscita dal cosmo bolscevico...). Il lavoro al musical si interruppe per la morte di Cannonball (Julian Cannonball Adderley venne stroncato da un ictus).





Il tragico evento segnò ovviamente la fine del Cannonball Adderley Quintet. Nat partì di lì a poco per un tour europeo, durante il quale il nome più di spicco sul cartellone era il suo. Poi venne la volta del Giappone. Ritornò negli U.S.A., dove tenne dei corsi ad Harvard e registrò con il suo proprio quintetto, che includeva Walter Brooker (lo abbiamo incontrato poche righe piu su), Jimmy Cobb e Vincent Herring: nomi tutt'altro che sconosciuti ai cultori del jazz. 
Lavorò inoltre con Ron Carter, Sonny Fortune, Johnny Griffin e Antonio Hart.

Creò quindi l'Adderley Brotherhood, sestetto composto da membri che avevano già suonato nel Cannonball Adderley Quintett. Sempre in omaggio al consanguineo. (Leggi anche: "Nat Adderley: Brotherly Swing", articolo in inglese.)

Ora Nat aveva definitivamente un nome per sé, era uscito dall'ombra gettata dal fratello maggiore. Nondimeno, voleva continuarne il percorso artistico. L'Adderley Brotherhood andò in tournée in Europa (1980). E il musical Shout Up a Morning venne rappresentato in varie località degli Stati Uniti. 
Nat Adderley continuò ad apparire in diverse altre formazioni, tra cui la Paris Reunion Band, e fu peraltro colonna portante della Riverside Reunion Band, gruppo bop che si era formato nel 1993 al Monterey Jazz Festival e che girò per il Vecchio Continente nel 1994.



Nat aveva nel frattempo preso l'abitudine di andare in tournée per sei mesi all'anno e, per i restanti sei mesi, rimanere nella propria casa di Lakeland, in Florida (casa acquistata dopo che negli Anni Settanta aveva abitato nel New Jersey). Nel 1997 fu "artist-in-residence" al Florida Southern College, dove tra l'altro aiutò l'organizzazione del Child of the Sun Jazz Festival a trovare fondi. Il festival si svolgeva annualmente nella stessa università e vedeva Nat spesso protagonista. 
Sempre nel 1997, il suo nome fu inserito nella Jazz Hall of Fame di Kansas City.
Vivere all'ombra del proprio fratello


Morì a 68 anni per un diabete e venne sepolto accanto al fratello nel cimitero di Tallahassee.

 Nat nel 1969


Lo si ricorderà in eterno come uno dei musicisti jazz più prolifici (è presente in oltre 100 album) e come un pioniere del soul jazz. Dimostrò inoltre che la cornetta può essere utilizzata anche nel jazz moderno.






sabato 16 maggio 2020

Notizie jazz, maggio 2020

È in edicola il numero di maggio di Musica Jazz! Contiene, tra le tante cose, un articolo su Jimmy Witherspoon, una delle voci più rappresentative dell’esperienza afro-americana del secondo Novecento, attivo in un panorama socio-economico quanto mai complesso e sfaccettato.


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Martedí 19 maggio Jazz in Sardegna si svolgerà... sotto forma di live streaming party! 

La manifestazione compie 40 anni ma, a causa delle restrizioni dettate dal Covid-19, quest’anno le celebrazioni si spostano sul “palcoscenico virtuale” del web, con una speciale diretta online. Per seguire l'evento, cliccare il link di Facebook “40 anni di Jazz in Sardegna-1980-2020-Live streaming party”.
Martedì 19, come detto. Inizio alle 19.

Maggiori informazioni: link 1, link 2 


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Su Il Manifesto, un ricordo di John Lewis, nel centenario della nascita. Lewis, grande pianista, è stato tra l'altro il fondatore del Modern Jazz Quartet.



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Ornella Vanoni riveste di jazz una sua famosa canzone (che è tuttavia una cover di "The wonders you perform" di Tammy Wynette), e cioè "Domani è un altro giorno", con la quale nel 1971 scalò la nostra hit parade. E, anche nel mood "sincopato", riesce a essere favolosa. Leggi di più e ascolta la song qui.

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Ricordiamo inoltre che oggi, 16 maggio, è  il compleanno del drummer Billy Cobham e del leader dei King Crimson, Robert Fripp. Per Cobham, leggete questo nostro articolo (pubblicato ieri). Per Fripp, che sa mischiare classica, jazz e rock, vi rimandiamo al blog Topolàin.

 Tanti auguri, Billy Cobham!

E Auguri! a Mr. Fripp 




sabato 9 maggio 2020

Musica del diavolo - Muddy Waters, blues elettrico

Trent'anni: così tanto c'è voluto per pubblicare questo concerto, apoteosi del Chicago Blues. Ma meglio tardi che mai. Al Festival di Montreaux del 1974 (il DVD, Messin' With The Blues, è del 2004) si esibirono Muddy Waters e i suoi amici, ed ecco il risultato.


Recorded live in 1974 at The Montreux Jazz Festival in Switzerland

Muddy Waters – Guitar & Vocals
Junior Wells – Harp, Vocals
Buddy Guy – Guitar & Vocals
Bill Wyman – Bass
Terry Taylor – Guitar
Pinetop Perkins – Piano
Dallas Taylor – Drums ....

Scaletta:
"Messing’ with the Kid"
"Hoodoo Man Blues"
"When You See the Tears from my Eyes"
"Ten Years Ago"
"Hoochie Coochie Man"
"Mannish Boy"
"The Same Thing"
"Got My Mojo Working"


Muddy Waters

Se il blues è "la musica del diavolo" (in quanto arché sonoro ripetitivo e trascinante), chi o che cosa rappresentano musicisti del rango di Robert Johnson, Muddy Waters, Sonny Boy Williamson, Howlin' Wolf, John Lee Hooker...? Gran sacerdoti di Satana? La verità è che, nonostante l'immenso talento tramite cui riuscirono a "esplodere" nel mondo (e in particolare nella società stelle-e-strisce), costoro, essendo di colore, soffrirono le pene dell'inferno: a causa delle manifestazioni di razzismo nei loro confronti - a ogni ora del giorno e in ogni situazione della vita -; e dunque furono, piuttosto, vittime del diavolo, non mandatari.



Muddy Waters rispecchia i canoni del "classico" cantante blues. Da bambino sguazzava nel fango ("mud") del Mississippi e, quando più tardi si stancò di raccogliere cotone per i bianchi, si trasferì a Chicago. Essendo analfabeta (proveniva, dal resto, da una cultura orale) e non sapendo fare nient'altro che intrattenere la gente con la sua chitarra e la sua voce, fu alla musica che dedicò l'esistenza.  Non a caso viene considerato l'iniziatore del "Chicago Blues", variante urbana - ed elettrizzata - di questo genere: un blues ancora rude ma più elegante di quello delle campagne... pur se la slide di Muddy non dimentica nessuno degli accordi paludosi tipici del luogo dei primordi (il delta del Mississippi, appunto). Gli album più significativi di Muddy Waters: Newport 1960 (1960), Electric Mud (1968; un vero spartiacque nella storia del blues!), Sail On (1969), They Call Me Muddy Waters (1971), The Muddy Waters Woodstock Album (1974), I'm Ready (1978).

 ...  

Numerose le compilations che contengono le sue migliori performances dal vivo e in studio.  Tra queste, basti nominare The Essential Collection, dove ci sono praticamente tutti i successi della sua carriera, da "Got My Mojo Working" attraverso "Mannish Boy" e "I'm Your Hoochie Coochie Man" fino a "Rollin' Stone". A proposito: indovinate da dove ricavò il nome la band formata da Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones? Esattamente! Fu il verso "I’m a rollin’ stone" nel brano "Mannish Boy" - scritta da Muddy Waters nel 1956 - a ispirare i tre (o il solo Jones; ci sono diverse versioni in proposito). "I'm a rollin' stone" si riferisce al proverbio "A rolling stone gather no moss", ovvero:
"Pietra che rotola non fa muschio". .............[Prego notare la presenza di Bill Wyman nel concerto di Montreaux.]



Questa biografia a firma Robert Gordon è disponibile su Amazon.it



Nel video sottostante: un'altra versione di "Mannish Boy" (dal DVD Muddy Waters in Concert 1971)