martedì 31 marzo 2020

Wallace Roney (1960-2020)

È morto a soli 59 anni in un ospedale di Paterson, New Jersey.



Il leggendario trombettista di Philadelphia aveva soprattutto un idolo: Miles Davis. E nel 1994 (tre anni dopo la dipartita di Davis) poté unirsi ai quattro musicisti che avevano fatto parte del Miles Davis Quintet — Herbie Hancock, Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter — e suonare nell'album A Tribute to Miles, che vinse un Grammy.




Wallace Roney era sposato con l'acclamata compositrice e pianista jazz Geri Allen (morta nel 2017). La coppia aveva tre figli. 

Geri Allen...



... e ancora Wallace (Wallace Roney Quintet, al Catania Jazz 2015).


Un bel ricordo di Roney su Il Mattino




Che cos'è propriamente il jazz?

Continuiamo a riprendere i post sulla musica jazz già pubblicati su Topolàin.

Uno di essi pone la domanda: 
"Ma che cos'è propriamente il jazz?"

Vogliamo spiegarlo brevemente, brevissimamente, a chi forse non se ne è mai interessato. te, dunque. E chissà che il jazz non cambi anche la tua vita!





Il jazz fu l'evoluzione di forme musicali già utilizzate dagli schiavi afroamericani.  Inizialmente aveva la forma di canzoni di lavoro nelle piantagioni e, durante la costruzione di ferrovie e strade negli ancor giovani Stati Uniti d'America, serviva a ritmare e coordinare i movimenti. Il ritmo era binario.  I primi musicisti suonavano musica ad orecchio e le orchestre pionieristiche a New Orleans erano chiamate "Ragtime Bands"...


Questi sono i Tuba Skinny, che rivisitano spesso brani del primo XX. sec.



 Ecco un libro dove si racconta la storia del jazz (Amazon. / Ed. Mondadori)


Fu la musica da ballo dominante tra il 1930 e il 1940. Lo swing di Benny Goodman e le big bands di Duke Ellington, Glen Miller, Dizzy Gillepsie ecc. segnarono il successo di questo genere musicale. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale pose fine al periodo delle grandi orchestre (la maggior parte delle quali dovettero sciogliersi). Nacque il be bop. Gli Anni Sessanta segnarono per gli U.S.A. la fine dell'"età dell’oro" di Eisenhower e inaugurarono un periodo di profondi mutamenti, in cui la musica in generale e il jazz in particolare non furono estranei. (Impegno civile e sociopolitico di Max Roach, Sonny Rollins, Charlie Mingus...) I suoni continuavano a mutare e fondersi... L'era delle avanguardie era appena agli inizi.




Gli strumenti associati con il jazz sono sassofono, tromba, pianoforte e contrabbasso, anche se a poco a poco se ne sono aggiunti altri. Tutti conosciamo Jean Luc Ponty, con il suo violino elettrico...




 Coltrane

Tra i sassofonisti di rilievo: Charlie Parker, un'icona (be bop); John Coltrane, leggenda astrale; Stan Getz; Coleman Hawkins; Sonny Rollins; Wayne Shorter; Michael Brecker...

Nel video: il sax tenore di Brecker



Cofanetto "la discoteca ideale", messo insieme dall'etichetta Columbia.


I trombettisti includono Louis Armstrong, Dizzy Gillespie e Miles Davis, e inoltre Nat "Cannonball" Adderley, Chet Baker, Wynton Marsalis, gli italiani Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu...





Tra i pianisti più noti: Duke Ellington, Bill Evans, Dave Brubeck, Bud Powell, Art Tatum, Fats Waller, Chick Corea, Marian McPartland, Herbie Hancock.





 Album mitico: Kind of Blue. Vi suonò anche Coltrane. 


  Per la Feltrinelli è uscito Come il jazz può cambiarti la vita di Wynton Marsalis.



                                       
                                                            

 Tra i cantanti ricordiamo Ella Fitzgerald, Billie Holiday e George Benson.

Nel cofanetto di 10 CD pubblicato dalla Sony molto spazio viene dato appunto alla Holiday (tutto il primo CD)... mentre il n. 10 è dedicato al jazzrock dei Weather Report.


Jazzrock: praticamente un sinonimo di fusion (ma il jazzrock è sporadicamente chiamato anche rock jazz). Il genere è emerso negli Anni Sessanta e può avere un carattere più o meno funky o più o meno simile allo spacerock. C'è la tendenza easy listening che sfocia nell'ambient e/o nella musica meditativa e ci sono le sonorità complicate dei gruppi che vengono fatti rientrare nel progressive rock. E giù tutta una carrellata di definizioni e sottogeneri...





  Un album dei Soft Machine, brillante band della "scena di Canterbury": tra fusion e rock psichedelico



 Altro libro assai utile: Come si ascolta il jazz. Conversazioni con Wayne Shorter, Pat Metheny, Sonny Rollins, Ornette Coleman, Joshua Redman, Branford Marsalis e altri (Marsilio Editore)


Free jazz - Ornette Coleman

lunedì 30 marzo 2020

Sonny Rollins, il Colosso del Sax




Tra i longevi del jazz c'è sicuramente da annoverare Theodore Walter "Sonny" Rollins, newyorkese ma di genitori provenienti dalle Virgin Islands.



Il "Colosso del Sax" come è stato chiamato, è tra i pionieri del moderno jazz. Iniziò a suonare a 7-8 anni e, dopo aver iniziato con il be-bop, passò ad altri stili. Inizialmente venne influenzato, come tanti altri, dai suoni "jump" e Rhythm&Blues di artisti del rango di Louis Jordan, per poi orientarsi ai grandi sax tenori compresi in quell'ampio raggio che va dal "duro" Coleman Hawkins ai frasisti "leggeri" tipo Lester Young. Erano gli Anni Cinquanta e il be-bop stava scrivendo la propria appassionante storia. Non c'è dunque da sorprendersi che, a vent'anni o giù di lì, Rollins idolatrasse Charlie Parker. Lui stesso ebbe la fortuna di avere un mentore d'eccezione: il pianista e compositore Thelonious Monk, che lo sentì suonare spesso (molte volte a casa dello stesso Monk).

 

 La vita di Sonny Rollins è un romanzo ed è anche un esempio di come, dopo ogni caduta, ci si può rialzare. Nel 1950 viene arrestato per rapina a mano armata e condannato a tre anni di carcere. Sconta "solo" dieci mesi (a Rikers Island), prima di essere rilasciato sulla parola. Nel '52 viene ri-arrestato perché trovato in possesso di eroina. L'eroina, questa compagna inseparabile - e implacabile - di molti grandi musicisti! Nel 1955 è mandato al Federal Medical Center di Lexington (allora l'unico istituto negli USA per sconfiggere l'abuso di droghe), dove il giovane Sonny decide di fare da volontario per una terapia a base di metadone. Trasferitosi a Chicago, si unisce al trombettista Booker Little. Teme apertamente la sobrietà: ha paura che essere sobrio potrebbe inficiare il suo modo di fare musica, la creatività... E invece, come capitò a Clifford Brown (che riuscì sempre a mantenersi "clean"), arrivò anche per Rollins il successo. Nell'estate del 1955 divenne un membro del Miles Davis Quintet, ma solo per poco. Quindi passò al Clifford Brown - Max Roach Quintet. Dopo la morte, in un incidente automobilistico, di Brown (a soli 25 anni... lo stare lontano dalle droghe non aveva aiutato il grande trombettista a vivere a lungo!) e del pianista - anche lui venticinquenne - Richie Powell (al volante della vettura c'era Nancy Powell, moglie di Richie), Rollins rimase a suonare con Roach, mentre via via pubblicava diversi propri album per le etichette Prestige Records, Blue Note, Riverside e la Contemporary di Los Angeles.

 

  Saxophone Colossus, registrato il 22 giugno 1956 nello studio di Rudy Van Gelder in New Jersey, vedeva Tommy Flanagan al piano, l'ex bassista dei Jazz Messengers Doug Watkins, oltre al suo batterista preferito - Max Roach, appunto. Saxophone Colossus - tra i suoi dischi più acclamati - includeva, tra le altre, le composizioni "St. Thomas" (un calypso caraibico basato su una melodia che sua madre gli cantava da piccolo), il brano be-bop "Strode Rode", nonché "Moritat", che altro non è che la canzone di Kurt Weill meglio nota come "Mack the Knife". Nel 1956 Sonny sposa l'attrice e modella Dawn Finney. Ma la sua vita è una serie di alti-e-bassi e quel suo primo matrimonio naufraga.


 
Per un esaustivo "curriculum" su Sonny Rollins, la musica e le droghe, leggi:  "Sonny Rollins At Sixty-Eight - Reformed, redeemed, and ready for reincarnation" un articolo del 1999 di George W. Goodman apparso sull'Atlantic Magazine.


Sempre al 1956 risale Tenor Madness, inciso con il gruppo di Miles: ne facevano parte il pianista Red Garland, il bassista Paul Chambers e Philly Joe Jones alla batteria. Nel brano che dà il titolo all'album suona il già grande, anzi grandissimo John Coltrane.
Nel 1957 Rollins decise di provare a sottrarre il pianoforte e di farsi accompagnare soltanto da basso e batteria. Questo tipo di musica jazz per trio viene detta "strolling" ("passeggiata", "passeggiate"). Fatta la conoscenza di Ornette Coleman (uno dei jazzisti più "estremi" in assoluto, per le sue sperimentazioni spesso davvero ultraumane), Sonny si esercitò per qualche tempo con lui. Nel frattempo cresceva la sua fama di "improvvisatore". Nel 1958 si ritrovò a posare per la celebre foto di Art Kane dal titolo "A Great Day in Harlem", dove si vedono 57 musicisti jazz.

 


Nello stesso anno registra Freedom Suite, dove, nelle note di copertina, scrive:
"How ironic that the Negro, who more than any other people can claim America's culture as his own, is being persecuted and repressed; that the Negro, who has exemplified the humanities in his very existence, is being rewarded with inhumanity."
La title track dell'omonimo album è un pezzo blueseggiante di 19 minuti. Oscar Pettiford e Max Roach costituiscono l'accoppiata bass+drums.





Nel 1959 il suo primo tour europeo (Svezia, Olanda, Germania e Francia), dopodiché Sonny Rollins si ritirò per tre anni, o comunque smise di incidere, agendo nel frattempo per così dire in maniera più libera, sperimentando.
Nel 1962 con The Bridge celebra il come-back.
Pubblicato dalla RCA e prodotto da George Avakian, The Bridge fu realizzato da un quartetto che comprendeva, oltre a Rollins, il chitarrista Jim Hall, Ben Riley alle percussioni e Bob Cranshaw al basso. Quello divenne il suo album più venduto in assoluto. Da lì in poi, e finché durò il contratto con la RCA, ogni disco sarebbe differito dal successivo; si andava dai ritmi latini alla pura avanguardia. In mezzo, ci fu una tournée in Giappone.
La sua apparizione del 1965 al Ronnie Scott's Jazz Club è documentata dal CD (ovviamente stampato molti anni dopo, dato che allora si era nell'era del vinile) Live in London. Suo il soundtrack del film Alfie (con Michael Caine nel ruolo di protagonista). Poi vennero le produzioni per la label Impulse!: East Broadway Run Down, There Will Never Be Another You e Sonny Rollins on Impulse!.
Nel 1969 Rollins si concesse un'altra pausa, stavolta per studiare yoga, meditazione e filosofie orientali. E non a New York, ma in loco, ovvero in India.





Capite che abbiamo a che fare con una delle figure più influenti non solo del jazz, ma della cultura pop e della subcultura in generale. Gli Anni Settanta e Ottanta rappresentarono per lui decenni di esplorazione musicale (non necessariamente in direzione astrattismo, bensì abbracciando forme popolari, e addirittura commerciali, di musica: R&B, pop, funk...), costellati da vari riconoscimenti.
Nel 2001 Rollins vinse un Grammy per l'album This Is What I Do (2000). L'11 settembre 2001 il musicista udì il boato delle Twin Towers che crollavano e, come altri che abitavano anche a diversi isolati di distanza dalle Torri, dovette abbandonare la sua abitazione: fu visto scendere in strada reggendo il suo sassofono... The 9/11 Concert (un CD del 2005) gli portò un altro Grammy, dopo quello che aveva vinto nel 2004, dedicato alla carriera (2004: anno della morte di sua moglie Lucille).
Without a Song: The 9/11 Concert vedeva tra i musicisti suo nipote, il trombonista Clifton Anderson, oltre al bassista Cranshaw, a Stephen Scott al piano, e al percussionista Kimati Dinizulu, coadiuvato dal batterista Perry Wilson. Non abbiamo purtroppo immagini di quell'evento, ma proponiamo qui "Without A Song" - il celebre brano, registrato in studio - e inoltre un momento di Jazz à Vienne - 1994 dove sono assembrati sul palco Billy Drummond, Sonny Rollins, Clifton Anderson, Jerome Harris, Bob Cranshaw e Victor See-Yuen (che suonano "Long Ago and Far Away").





Rollins compì ancora diverse tournée mondiali, incassò altri premi (tra i quali la National Medal of the Arts), e fu il soggetto principale di documentari per appassionati del jazz.
Non è tanto plausibile, data la sua età, ma ancora Sonny Rollins suona dal vivo...



domenica 29 marzo 2020

10 nomi del jazz che chiunque dovrebbe conoscere

"Wonderjazz!" a tutti. Oggi (domenica, giorno dedicato al jazz...) Topolàin (topolain.blogspot.com) vuole ricapitolare un po'. Riassumiamo qui le biografie di 10 giganti del jazz. Si tratta degli stessi nomi indicati su un articolo del londinese The Guardian, che noi, per comodità, usiamo come "carta carbone"--- ovviamente con un testo tutto nostro.




      Charles Mingus 1922-79

Contrabassista innovativo, di mole non indifferente, fu sul palco insieme a gente come Charlie Parker, Miles Davis, Dizzy Gillespie, Bud Powell e tanti altri protagonisti del be bop, ovvero di una delle grandi rivoluzioni musicali del secolo scorso. La produzione instancabile di questo "angry man" del jazz sarebbe servita da colonna sonora anche ad altre rivoluzioni, negli Anni 50 e 60... Nato a Nogales (una cittadina della contea di Santa Cruz, in Arizona), fu ossessionato dagli atteggiamenti di razzismo nei suoi confronti da parte sia di bianchi che di neri, per via delle sue origini meticce. Fu uno dei primi a fondere musica e politica nei propri brani. Le sue composizioni racchiudono le gioie e i tormenti di tutta una vita. La morte per malattia del giovane bassista Eric Dolphy, avvenuta nel 1964, è uno shock per Mingus, e, dopo un paio di insuccessi organizzativi, il musicista si ritira nel suo guscio di psicofarmaci fino alla fine del decennio. Negli Anni Settanta torna lentamente sulla breccia con un nuovo gruppo e nuove composizioni estese (Changes One / Changes Two, con George Adams, Don Pullen, Jack Walrath e Dannie Richmond). Una volta, in un'intervista, un giornalista gli domandò come mai, se era ossessionato dalla questione del razzismo, nella sua band avesse assunto un bianco, ovvero Charlie Mariano; e Mingus rispose: "Ma Mariano non è un bianco. È un italiano!" Nel 1977 gli venne diagnosticato il morbo di Lou Gehrig e, nonostante gli sforzi e i tentativi con una leggendaria guaritrice messicana, Charlie Mingus soccombette il 5 gennaio 1979, all'età di 56 anni, in quel di Cuernavaca (Mexico). Un progetto musicale congiunto con la cantautrice canadese Joni Mitchell, alla quale aveva affidato alcune musiche (compresa "Goodbye Pork Pie Hat") perché lei ne scrivesse le parole, venne portato a termine dalla stessa Mitchell, ed è significativamente intitolato Mingus.





John Coltrane 1926-67
Partito dal villaggio di Hamlet nella Carolina del Nord ("hamlet" significa giusto questo: "villaggio"...), Coltrane sarebbe arrivato a incantare il mondo intero, affermandosi come uno dei massimi talenti di sempre della musica afroamericana. Si spense prematuramente (a 40 anni) in quel della Big Apple, non senza però aver fatto in tempo a vivere intensamente - nel bene e nel male - e ad arrecare nella musica jazz una spiritualità vicina al buddhismo. L'Enciclopedia Treccani riporta di lui:

"Strumentista di eccezionali doti tecnico-espressive, sviluppò sia al sax tenore sia al soprano uno stile improvvisativo di grande originalità, che contribuì in maniera decisiva all'evoluzione del moderno linguaggio jazzistico. Dall'iniziale adozione degli stilemi esecutivi proprî dell'hard bop approdò, nell'ultima parte della sua vita, alla formulazione di una personale poetica anticipatrice del free jazz."

Uno dei suoi capolavori è A Love Supreme, del 1965. Ma, per rendere davvero giustizia alla sua bravura, occorrerebbe citarne l'intera discografia.  





Mary Lou Williams 1910-81
La vita e le opere di Mary Lou abbracciano l'intera storia del jazz. Partì dallo swing e andò spostandosi, decennio per decennio, nelle varie nuove correnti, arrivando a fare musica modale negli Anni 70 e approdando infine all'avanguardia. Con una bella crisi religiosa nel mezzo! Fu sposata due volte, con altrettanti musicisti: John Williams - da cui divorziò - e Harold "Shorty" Baker - altro matrimonio finito presto, ma in tal caso non risulta esserci stato divorzio. Fantastica compositrice ed esecutrice, arrivò a creare una propria etichetta discorafica: la Mary Records, prima label fondata da una donna. 





Herbie Hancock 1940-
Il pianista (o, meglio, tastierista, dato che suona anche i sintetizzatori) di Chicago vanta una dozzina di Grammy Awards (oltre a tutti gli altri premi), uno sconfinato numero di registrazioni a proprio nome e ha suonato in almeno 13 dischi di Miles Davis... oltre ad aver collaborato con Quincy Jones, Jaco Pastorius, Wayne Shorter, Stevie Wonder et alia. Le disparate biografie lo indicano come "compositore, tastierista, bandleader e attore". Attore? Eh sì, perché ha interpretato il ruolo di Ministro della Difesa nel film Valerian e la città dei mille pianeti (Valérian et la Cité des mille planètes, 2017), di Luc Besson. Una curiosità, quest'ultima, che non deve farci dimenticare la vera importanza di Hancock: l'aver saputo fondere i generi funk, soul e pop. (Vedi l'album Head Hunters.) Ha realizzato diversi progetti di musica elettronica e altri più vicini alla disco music. 




Nat King Cole 1919-65
Cantante-pianista con oltre 100 canzoni entrate nella hit parade. Fu presente in moltissimi show televisivi e il suo trio servì da modello a numerose piccole ensembles che ne ricalcarono le orme. La sua voce è semplicemente adorabile, come le melodie che proponeva (e che sono diventate evergreen). È il padre di Natalie Cole.





Miles Davis 1926-91
Il Miles Davis più celebre è quello di Kind of Blue (1959; il disco jazz più venduto di sempre)  ma, per questioni anagrafiche, le generazioni attuali conoscono soprattutto il Miles Davis dell'era Bitches Brew (tardi Anni 60). È musica difficile da capire, quest'ultima, inaccessibile ai più. Sono suoni che si bilanciano tra lo snobbistico e il rivoluzionario. Lo jazz psichedelico e quello più cool proposto dall'"Electric Miles" (1968-75) e reiterato fino alla sua morte, rappresentò per molti giovani americani - e non solo per loro - uno shock culturale. Una cosa era leggere nella propria stanzetta gli scrittori e i poeti della Beat Generation, già digeribilissimi un paio di decenni dopo la loro prima uscita, un'altra era cercare di sentirsi bene ascoltando quei fraseggi in sottofondo, a volte astrali, più spesso astratti. Era come saltare a piè pari dalla sigarettuccia di marijuana all'eroina pura. Eppure, i dischi di Davis vendevano... anche se non quanto la musica rock; e tuttora vendono.




Keith Jarrett 1945-
Ancora un nome legato a Davis. Ma la carriera di questo pianista della Pennsylvania (nato da una famiglia multietnica originaria dell'Ungheria) era iniziata - iniziata sul serio - con Art Blakey e i Jazz Messengers (gospel, blues), per continuare nel quartetto di Charles Lloyd. Sotto Miles Davis, Jarrett suonò il piano elettrico e l'organo elettrico, in alternanza con Chick Corea. Verso la fine del 1971 però lasciò il gruppo, a causa dell'antipatia che covava nei confronti della musica e degli strumenti elettronici e perché non era pienamente d'accordo con le scelte compositive di Davis. Keith Jarrett è considerato uno dei migliori improvvisatori al pianoforte. Il suo successo commerciale è dovuto anche alla sua abilità di saltare da un genere all'altro: ha infatti inciso molti dischi di musica classica ed è stato sul palco e in studio di registrazione con musicisti rock. Jarrett è protagonista di una curiosa controversia: in più di un'occasione, durante i concerti, ha preteso il più assoluto silenzio, anche con un certo nervosismo; ha dichiarato di mal sopportare il fumo e il rumore durante l'esecuzione dei brani e di sentirsi disturbato dai colpi di tosse e dai troppo vigorosi applausi. Durante la sua esibizione a Umbria Jazz 2013, è giunto a suonare al buio più completo, rivolgendo le spalle al pubblico. È nota inoltre la sua avversione verso il tradizionalismo di Wynton Marsalis (vedi più giù).




Kurt Elling 1967-
Close Your Eyes (1995, etichetta Blue Note) fu il suo esordio come cantante jazz. Colpirono immediatamente la voce baritonale, con le quattro ottave di estensione, la sillabazione fluida e l'assoluto controllo della tecnica scat. Tra il 1997 e il 2003 pubblicò, sempre per la Blue Note, altri sei album, due dei quali dal vivo. Poi si è legato alla Concord Records. Suoi collaboratori fissi sono il pianista Laurence Hobgood e il contrabassista Rob Amster, mentre il batterista del trio d'accompagnamento viene cambiato di volta in volta.




Thelonious Monk 1917-82
È considerato uno dei pionieri del be bop insieme a Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Charlie Christian e Kenny Clarke. Durante la gioventù ebbe la fortuna di vedere New York trasformarsi in una metropoli jazzistica e il suo modo di suonare venne influenzato da Duke Ellington, Fats Waller, Earl Hines e dal pianista "stride" James P. Johnson, che abitava nel vicinato. (Lo "stride" è una tecnica di improvvisazione solista che risale al periodo ragtime.) Apparentemente si direbbe che Thelonious Monk sia un minimalista, uno che preme i tasti bianchi-e-neri come un fanciullo. Ma ascoltatelo meglio: coglierete un universo complesso, il vero cuore della cultura afroamericana.





Wynton Marsalis 1961-
"Il Duke Ellington del 21. secolo"
Wynton Learson Marsalis, nato a New Orleans il 18 ottobre 1961, è uno dei più noti trombettisti contemporanei. E, sicuramente, un importante ambasciatore del jazz... nonostante tutte le polemiche. È il secondo di sei figli di Ellis Marsalis (un pianista jazz). L'attitudine alla musica si mostrò prestissimo in lui; iniziò a suonare la tromba a 12 anni e a 14 già si esibiva con la New Orleans Philharmonic. Dopo queste e altre esperienze di jazz tradizionale, nel 1980 (19enne) entrò a far parte degli Art Blakey's Jazz Messengers. Dal 1982 è attivo come docente. Viene considerato un portavoce del polo "conservatore" del jazz; Wynton infatti rigetta gli sviluppi stilistici succedutisi dalla fine degli Anni Sessanta in poi (free jazz, fusion ecc.). Tali idee tuttavia non gli hanno impedito di partecipare all'album Epitaph di Charlie Mingus (etichettato "third stream": nodo di congiunzione tra la Nuova Musica - Neue Musik [John Cage, Stockhausen, Terry Riley e dintorni] - e il jazz moderno o modern jazz [be bop, jazz modale ecc.]) così come a Lush Life: The Music of Billy Strayhorn di Joe Henderson. In qualità di insegnante al Lincoln Center di New York ("Our mission is to preserve our national music: jazz!"), acquistò abbastanza prestigio negli Anni Novanta. Uno dei suoi più celebri sostenitori è il musicista e scrittore Stanley Crouch, il quale afferma che solo la musica che affonda le sue radici nello swing può chiamarsi "jazz". Una visione alquanto ristretta del genere, e difatti tale opinione viene condannata da numerose eminenze del jazz: Scott Yanow in primis, ma anche il trombettista Lester Bowie, il pianista Keith Jarrett e altri. Al New York Times Magazine Jarrett dichiarò nel 1997: "Non ho mai sentito qualcosa suonata da Wynton che significhi veramente qualcosa! Non ha né voce né presenza. Al massimo, riesce a suonare come un talentuoso insegnante delle superiori". Per Lester Bowie, Wynton Marsalis è addirittura uno "scervellato", un "malato di mente" "intrappolato in certe sue idee venutegli quando aveva 21 anni, dopo che lo hanno pagato per farsele venire". Wynton si è attirato persino degli insulti dopo aver affermato che Miles Davis "ha tradito il jazz con il rock" e che "veste come un buffone". Tra lui e Davis nacque un tragicomico battibecco che durò anni... Pierre Sprey, presidente dell'etichetta Mapleshade Records, chiosò nel 2001: "A 21 anni Marsalis era un bravo suonatore di tromba, ma nel gruppo di Art Blakey i colleghi lo surclassavano sera dopo sera. Lui non poteva competere, ecco perché si ritirò verso acque sicure! È un buon trombettista classico, perciò pretende che il jazz sia musica classica. Non ha nessuna idea dell'evoluzione senza fine..." Wynton Marsalis ha collaborato a un programma televisivo sul jazz realizzato dal famoso documentarista Ken Burns, programma anch'esso criticato perché snobbava l'avant-garde. (Il film, intitolato semplicemente Jazz - 2001 -, si concentra principalmente sulle figure di Duke Ellington e Louis Armstrong...) Wynton Marsalis, che ha vinto ben nove premi Grammy e un Pulitzer per la musica, collabora con la CBS fin dal 2012. Suo fratello maggiore è il sassofonista Branford Marsalis, specializzato in cross over (Branford ha suonato, tra gli altri, con Sting).


 Ecco un libro dove si racconta la storia del jazz (Amazon. / Ed. Mondadori)


 Album mitico: Kind of Blue. Vi suonò anche Coltrane. 


Per la Feltrinelli è uscito Come il jazz può cambiarti la vita di Wynton Marsalis.