Disco piacevole, creativo, stimolante.
Uscito ormai nell'ottobre 2019 ma sempre disponibile.
Label: G.T. MUSIC DISTRIBUTION
Vannuccio Zanella
www.mprecords.it
www.gtmusic.it
Nel 1969 veniva pubblicato Hot Rats, di Frank Zappa, con 5 tracce strumentali e una sesta - "Willie the Pimp" - che usufruiva dell'ugola di Captain Beefheart. "Un film per le orecchie", lo stesso Zappa descrisse quel suo secondo, leggendario album.
Mezzo secolo dopo, esce un altro "film", un film di e per Zappa, ma girato e interpretato da tre eccellenze jazzistiche di casa nostra: il pianista Massimiliano Fantolini, il bassista Mauro Giannaccini e, alla batteria, Jacopo Giusti (sì, quello degli Aliante!).
Un tributo al polistrumentista italo-americano, dunque, con un titolo che ricalca quello di Hot Rats... seppure solo due brani provengano da quell'album e gli altri siano stati tratti dalla rimanente - sconfinata! - discografia zappiana. I titoli in questione sono "Son of Mr. Green Genes" e "Little Umbrellas" (tema di Taxi Driver).
Di Giusti ricordiamo che già nel 2006 aveva suonato in un disco-tribute a Frank Zappa, (R)umori jazz, dei Fattore Zeta, dove, oltre ai due pezzi citati, ce n'era un altro da Hot Rats: "Peaches en Regalia". Esperienza poi ripetuta con il duo / in parte trio / degli Electric Bongo Fury (insieme a Nicol Franza - anche lui elemento dei Fattore Zeta - e a Fabrizio Brilli) a cui seguì addirittura la replica con gli stessi Fattore Zeta (Live in Zappanale 2008, registrazione di un concerto tenutosi a Bad Doberan in Germania, sede di quello che è forse il più importante festival mondiale dedicato esclusivamente al Nostro). Dunque, quasi tutta una vita artistica all'insegna di Zappa!
E, già che abbiamo parlato del drummer, ricordiamo in breve la bio e la posizione degli altri due componenti del combo: Fantolini è docente di Pianoforte Jazz presso la Scuola di Musica della Società Filarmonica Pisana, con cui ha prodotto diversi concerti, e ha suonato nell'acclamato duo Something New insieme al sassofonista Federico Pistelli (colonna portante dei Fattore Zeta!), nonché nella Laura Punto Band; ha inoltre numerose apparizioni dal vivo con svariati altri artisti. Inutile dirlo: pure lui fu un membro dei Fattore Zeta, che, più noi andiamo approfondendo, e più si rivela essere fucina e nel contempo refugium di numerosi talenti.
Dal canto suo, Giannaccini non è da meno a collaborazioni (non solo in ambito jazz). Anche lui fece parte dei Fattore Zeta - "A jazz tribute to the Music of Frank Zappa" -, che lo portarono a suonare in varie parti d'Italia. Dopo diverse altre collaborazioni e tanti concerti, nel 2016 si unisce a quello poi divenuto Trio Kadabra e inizia a incidere "A new project for the music of Frank Zappa".
Cioè: Hot Jats.
TRACKLIST:
1 – Chunga's Revenge 4:41
2 – Blessed Relief 5:12
3 – How could I be such a fool? 4:47
4 – Dog breath variations 5:31
5 – Eat that question - Inca roads 8:37
6 – All blues / King Kong / Frame by frame 4:58
7 – Little Umbrellas / Taxi Driver's Theme 4:53
8 – Son of Mr. Green Genes 6:24
9 - Take you clothes off when you dance 2:42
Le 9 tracce di Hot Jats appartengono tanto a Zappa quanto al Trio Kadabra. C'è un buon grado di riconoscibilità delle composizioni originali (vedi la punteggiatura del basso in "Blessed relief", o la melodia pianistica ad inizio di parecchi titoli). Jazz piacevole, dove lo schema è sempre presente e il motivo e gli accordi di fondo vengono rispettati, ma la macchina sonora confluisce, al momento giusto, in uno swing fatto di tensione e/o giocosità (come nella parte centrale di "How could I be such a fool"): "sviamento" voluto, che i musicisti risolvono con classe e raffinatezza.
Alcuni brani hanno un approccio più vicino alla canzone rock, con il beat di Giusti a indicare la direzione. Ma è quasi sempre magia jazzistica. Partendo dal pentagramma zappiano, i tre musicisti sfruttano la loro creatività e il momentaneo stato d’animo per creare sempre nuove soluzioni (anche tecniche) e ulteriori assoli.
E, come si addice al personaggio omaggiato (giustamente ritenuto un genio), quella di Hot Jats è musica non priva di ironia e autoironia. Brani quali "Dog breath variations" e "All blues - King Kong - Frame by frame") presentano parentesi poderose, energiche, mentre altri sembrano un approccio alla romanza che poi sfocia in estrosità. Sempre sotto l'insegna di Frank, ovvio. In maniera ribelle e irriverente, indolente e attenta.
Strutture di cemento che d'un tratto si librano sopra le nostre teste...
Nessuno, ovviamente, ha necessità di chiedersi perché proprio Zappa. Semmai, abbiamo difficoltà ad esprimere ciò che questo immenso artista significa per noi che lo amiamo. Così dobbiamo mutuare le parole di uno scrittore, uno dei tanti che gli hanno dedicato una biografia:
"Zappa ti cambia la vita anche da morto. Perché la sua musica morire non può e la fai vivere tu, che te la porti dentro prima ancora di saperlo. Quando finalmente la scopri, lo senti, capisci che suona per te, parla con te".
(Massimo Del Papa: Zappa en Regalia - Vita complicata di un genio)
Il nostro brano preferito da Hot Jats: "Eat that question - Inca roads".
“Jazz isn't dead. It just smells funny.” (Frank Zappa, 1974)