venerdì 25 dicembre 2020

Neil Ardley

 Cosa doveva essere la scena jazzistica inglese negli Anni Sessanta e Settanta! Un interscambio di esperienze, amicizie che esistevano per la durata di un concerto e altre che duravano per tutta la vita, "ospitate" nei dischi dei colleghi, il portare a spasso il proprio talento anche in generi musicali diversi e poter arricchire così di continuo le proprie conoscenze e il proprio repertorio... 

Un amalgama interessante - a Londra e dintorni - fu quello tra il jazz e il rock, con il vento che soffiava da Canterbury. Musica immaginifica, piena di colori, a volte meditativa, quasi sempre capace di sorprendere.



Neil Ardley (1937-2004) fu una figura singolare, nel senso di interessantissima, della musica jazz inglese. Suonava il piano (partì dalla tradizione, amava Duke Ellington e Gil Evans) ma era anche uno scrittore che compilò diversi manuali e guide divulgative per ragazzi: di tecnica e scienza. Persino libri di ornitologia, e ovviamente di musica. Si contano oltre 100 volumi scritti da lui! 

 Illustrazione di World of Tomorrow, dove Neil Ardley prospettava un futuro del mondo alquanto... glaciale


Era laureato in chimica ma fin da bambino aveva questo interesse per la musica che lo avrebbe portato dapprima a dirigere la New Jazz Orchestra (celebre ensemble nato nel sud di Londra) e poi a pubblicare album che tendevano verso la sperimentazione. Il suo era un misto di jazz e classica con l'impiego dell'elettronica. 

Nei dischi di Ardley suonarono gli amici che aveva conosciuto nella New Jazz Orchestra: il trombettista scozzese Ian Carr (Nucleus), il batterista Jon Hiseman (John Mayall's Bluesbreakers, Colosseum, Barbara Thompson's Paraphernalia...), la moglie di Hiseman, ovvero la sassofonista Barbara Thompson (Colosseum, Keef Hartley Band, i propri Paraphernalia ecc.), Dave Gelly (critico musicale e presentatore radiofonico, nonché sassofonista), il trombonista e tastierista Michael Gibbs, il sassofonista, flautista, clarinettista Don Rendell e il batterista Trevor Tomkins (ex membro dei Gilgamesh, poi anche lui Nucleus).


Prendiamo uno di questi album: Kaleidoscope Of Rainbows, del  1976. L'elenco dei musicisti che hanno partecipato alla sua realizzazione si legge come il Who's Who della fusion britannica e del prog canterburiano.



- Synthesizer: Neil Ardley * (Nucleus, Jon Hiseman, John Martyn)
- Tromba, flicorno: Ian Carr (Nucleus)
- Piano elettrico, synth – Dave MacRae (Matching Mole, Nucleus, Soft Machine)
- Basso: Roger Sutton (Nucleus,B rian Auger)
- Percussioni, vibrafono: Trevor Tomkins (Gilgamesh, Nucleus)
- Chitarra: Ken Shaw
- Batteria: Roger Sellers (Nucleus)
- Sax, flauto: Barbara Thompson 
- Sax: Bob Bertles (Nucleus)
- Violoncello: Paul Buckmaster (3rd Ear Band)
- Tastiere: Geoff Castle (Nucleus)
- Sax, clarinetto: Tony Coe (Nucleus)
- Sax, flauto, flauto alto (soprano): Brian Smith (Nucleus)


Armonia delle sfere

La musica di Ardley ha in sé un quantum di ingenuità voluta, con i tempi e il ritmo mantenuti abbastanza semplici ma con la libertà di improvvisare. Ardley cerca l'approccio etereo a questa variante moderna del jazz, con l'aggiunta di synth polifonici. È una musica che "bazzica" nell'universo di note tradizionale ma che presenta dissonanze ed effetti spaziali. Conseguenza: i suoi dischi sono "aldilà" dell'ascolto normale. Non possono accontentare i puristi del jazz né gli amanti del rock progressivo sinfonico, ma solo coloro che sono aperti a nuovi suoni (in quegli anni, sì, erano abbastanza nuovi) e che sono pronti a lasciarsi trascinare in una dimensione dove il tempo e lo spazio sono distorti.



Don Rendell, Ian Carr, Neil Ardley
Greek Variations & Other Aegean Exercises





domenica 6 dicembre 2020

Dave Brubeck - per il centenario della nascita

»Mr. Cool«, ambasciatore del jazz.  Parliamo di Dave Brubeck: nato cento anni fa (6 dic.), morto otto anni fa (5 dic.) 

"Take Five" è probabilmente il più grande successo jazz di tutti i tempi. Meno noti sono i i tour di Dave Brubeck al di là della Cortina di Ferro e il suo impegno sociale, in patria. Il pianista e compositore originario di una piccola città del Massachusetts non volle tuttavia mai lasciarsi etichettare e rifuggì i cliché.



  Dave Brubeck (Concord, 6 dicembre 1920 – Norwalk, 5 dicembre 2012)

Era figlio di un allevatore di bestiame. Nato oggi come 100 anni fa, a quattro anni iniziò a imparare il pianoforte grazie a sua madre. Da giovane preferiva improvvisare anziché attenersi allo spartito. "Era un tipo solitario e non convenzionale, che seguiva la propria via" disse di lui il suo insegnante Darius Milhaud (1892-1974), compositore francese che era emigrato negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Nel 1943 Brubeck dovette interrompere gli studi di composizione (in California) a causa della chiamata alle armi e per qualche tempo diresse un'orchestra militare in Europa. Nel 1945 fu di stanza a Norimberga.
"Stavamo provando con una banda militare all'interno di una fabbrica. Sebbene all'epoca la fraternizzazione fosse proibita, feci amicizia con un giovane tedesco. Si chiamava Hans Hermann Flüger, aveva soltanto 19 anni e aveva perso una gamba sul fronte orientale. Quel ragazzo aveva zoppicato per miglia sulle sue stampelle per venire ad ascoltare la nostra musica! La cosa mi toccò tantissimo." 
 Dopo il servizio militare, tornò all'università e, mentre ancora studiava, fondò un ottetto d'avanguardia che mirava a mischiare forme classiche di musica con il jazz. Brubeck trovò il suo pubblico dopo aver fondato un quartetto con il suonatore di sax contralto Paul Desmond

 Dave Brubeck Quartet

 Paul Desmond



Leggero, lirico e fluttuante, lo stile di esecuzione di Desmond formava un attraente contrasto con gli accordi pianistici di Brubeck. Accompagnati da basso e batteria, i due eseguivano contrappunti improvvisati sulla base di armonie estese e seguendo indicazioni di tempo inusuali (anche valzer) e, a sorpresa, arrivò il loro grande successo "Take Five". Il pezzo, in 5/4, si sviluppò sulla base di una melodia che Desmond aveva composto nel 1959. 
Ci vollero due anni affinché "Take Five" iniziasse veramente a scalare le classifiche ma, quando lo fece, non si fermò più, ed è oggi considerato il single jazz più venduto di tutti i tempi. 

Paul Desmond ha dichiarato: "Quando Dave è al suo meglio, ascoltarlo suonare diventa un'esperienza che commuove il cuore e nel contempo la mente". 
I due musicisti deliziarono una generazione di studenti. Il quartetto viaggiava instancabilmente da un college all'altro. Le registrazioni di quei concerti apparvero nel 1954, nell'LP Jazz Goes To College. Dopo di ciò, la rivista Time regalò a Brubeck la copertina, definendolo "il più stimolante di tutti i nuovi artisti jazz" (cinque anni prima, era stato Louis Armstrong a venire onorato così dal prestigioso magazine). 





 La notizia del titolo su Time (con il suo volto a bella posta "colored") giunse a Dave Brubeck il 4 novembre a San Francisco, durante un tour cui prendevano parte anche Duke Ellington e la sua orchestra. "Bussarono alla porta della mia camera d'albergo alle sette del mattino" raccontò Brubeck (così si può leggere nel libro Jazz, di Ken Burns). "Ellington mi si piazzò di fronte e disse: Dave, sei sulla copertina di Time." La reazione di Brubeck fu: "Ma no! Avresti dovuto esserci tu!" 
Brubeck ammirava Duke Ellington e lo riteneva il compositore più importante d'America. Gli dedicò anche un brano: "The Duke". 



 Dopo aver conquistato l'America, il gruppo di Brubeck iniziò a viaggiare per il mondo. Nel 1958 Dave arrivò dalla Scandinavia a Berlino (che non era ancora divisa dal Muro) insieme ai suoi figli Dario e Michael e a sua moglie Iola. E ottenne i visti di transito per la Germania Orientale e per fare il tour in Polonia. 
Con i suoi compagni salì su un treno... ma a Francoforte sul Meno (nella Germania Ovest) anziché a Francoforte sull'Oder (città della DDR)! Gli altri passegeri spiegarono agli americani qual era stato il loro sbaglio. Il gruppo scese precipitosamente e si mise a cercare finché non trovò la giusta coincidenza verso l'Est. Ricordiamoci che periodo era quello...





"Chi è Mr. Cool?" 

 Altro problema al confine polacco. Le guardie di frontiera, probabilmente ignare di jazz, si aspettavano un "Mr Cool" (così un quotidiano di Varsavia aveva annunciato la venuta di Brubeck, pubblicando anche una sua maxi-foto). Prima di poter passare, Brubeck e i suoi dovvetero convincere le guardie che il vero nome del musicista non era "Mr. Cool"... 

Per buona parte della Guerra Fredda, Brubeck rappresentò un'"arma" dell'occidente in una competizione parallela a quella degli armamenti: fu infatti una delle punte di diamante nella competizione culturale tra i due grandi sistemi politici. L'URSS, comunista, aveva inviato il Balletto del Bolshoi in America; gli Stati Uniti, capitalisti, come potevano opporsi? Con la musica, e in particolare mobilitando i grandi del jazz. 
Il Dipartimento di Stato americano finanziò le esibizioni del Dave Brubeck Quartet in Paesi del blocco orientale così come in alcuni del Terzo Mondo. 
 Nel 1958, sul New Yorker, apparve un fumetto che riassumeva questa strana forma di scambi diplomatici. La vignetta illustrava una riunione alla Casa Bianca a proposito di "una missione estremamente delicata". Lì, un partecipante chiede: "Sarà meglio mandare John Foster Dulles o Satchmo?"
 (Il primo era Segretario di Stato durante la Presidenza Eisenhower, convinto anticomunista; "Satchmo" era il nomignolo di Louis Armstrong.) 



Ma Dave Brubeck notò bene le incongruenze insite nell'offensiva di public relations che sfruttava i talenti del jazz. Nel mondo, le band statunitensi, composte da musicisti bianchi e neri, davano degli USA un'immagine di armonia, di intesa perfetta, mentre invece la segregazione razziale era ancora una realtà - realtà prevalente soprattutto negli stati meridionali americani. 
Questa problematica fu anche un soggetto del musical satirico The Real Ambassadors, che Brubeck scrisse insieme a Iola. 

La segregazione razziale non era accettabile per lui. Ogni volta che il promotor o l'emittente televisiva gli chiedeva di sostituire il suo bassista nero, Eugene Wright, Dave cancellava il concerto, la gig, l'apparizione in TV. 

I musicisti jazz impararono anche a usare i loro incarichi di rappresentanza all'estero per esercitare pressioni nella propria patria. Nel 1957, Louis Armstrong rifiutò di viaggiare in Unione Sovietica perché ai bambini neri di Little Rock, Arkansas, fu rifiutato l'ingresso a scuola. 



Il suo ottantesimo compleanno (6 dicembre 2000) Brubeck lo trascorse a Milano. A quell'età ancora andava in tournée... Poche settimane prima, era stato operato agli occhi. Il musicista raccontò che, dopo l'operazione, disse alla moglie: "Trovo fantastico che sei tornata a metterti il rossetto!"
Iola Brubeck ribatté: "Ma io mi metto sempre il rossetto! Eri tu che non ci vedevi più". 
Il grande musicista si rischiarò tutto, contento come un bambino, ed esclamò: "Sono tornati i colori!" 

Il tour europeo che seguì fu uno di quelli che gli diedero maggiore soddisfazione. 

 Una vita insieme: Mr. e Mrs. Brubeck




Questo scritto usa diverse informazioni tratte dall'articolo di Hans Hielscher apparso sullo Spiegel "Mr Cool, der Jazz-Diplomat".

 Altre informazioni su Dave Brubeck sono contenute in un post scritto subito dopo la sua morte sul blog Topolàin: "Addio a Dave Brubeck".



#musica #jazz #davebrubeck #piano #pianoforte #pianisti #jazz

Un paio di vinili o tre:








sabato 5 dicembre 2020

Now live! Jazz in streaming

 A questo indirizzo di Youtube:


Now live!
Jazz in streaming:


EXTENDED SINGULARITY - Sigurtà, Onorati, Evangelista, Paternesi

giovedì 3 dicembre 2020

Piacevolissimo gruppo vocale: The Mills Brothers

I Mills Brothers sono un gruppo vocale jazz e pop statunitense, nato nel 1928 e tuttora in attività attraverso i suoi eredi musicali. 

Il gruppo era composto originariamente da quattro fratelli afroamericani, nati a Piqua (Ohio): John Jr. (19 ottobre 1910 - 23 gennaio 1936) basso (voce) e chitarra, Herbert (2 aprile 1912 - 12 aprile 1989) tenore, Harry (19 agosto 1913 - 28 giugno 1982) baritono e Donald Mills (29 aprile 1915 - 13 novembre 1999) tenore solista.


Il padre, John Sr., aveva costituito in precedenza un gruppo vocale di musica "barbershop" (un tipo particolare di musica a cappella), dal nome "Four Kings of Harmony". La madre, Ethel, si era dedicata alla musica operistica (opera buffa e dintorni). I fratelli cominciarono a loro volta a esibirsi nei cori di alcune chiese di Piqua e successivamente alla Piqua's Mays Opera Hous", creando il loro inconfondibile stile, basato sull'imitazione vocale degli strumenti dell'orchestra: John imitava la tuba, Harry la tromba, Herbert la seconda tromba e Donald il trombone. L'idea nacque casualmente quando Harry, avendo perso il suo kazoo, cominciò a imitare la tromba con le mani a coppa sulla bocca.

Nel 1928 si esibirono alla WLW, una radio di Cincinnati, e nel 1930 cantarono alla CBS Radio di New York; effettuarono la loro prima registrazione con la Brunswick Records, mentre nel 1934 presero a incidere per la Decca. Nel 1932 iniziarono le loro partecipazioni cinematografiche, con The Big Broadcast.

Nel 1936 John Jr. morì per le conseguenze di una polmonite, e i fratelli pensarono di sciogliere il gruppo ma, dietro consiglio della madre, proseguirono l'attività: il padre, John Sr., sostituì John Jr., e al complesso si unì Norman Brown come chitarrista.

Nel 1943 il disco "Paper Doll" raggiunge la prima posizione nella Billboard Hot 100 per 12 settimane, fino ad oggi ha venduto 11 milioni di copie e nel 1998 ha vinto il Grammy Hall of Fame Award.

Nel 1944 il disco "You Always Hurt the One You Love" raggiunge la prima posizione nella Billboard Hot 100 per 5 settimane.

Nel 1957 John Sr., all'età di 68 anni, lasciò il gruppo, che proseguì come trio.

Nel 1976, in occasione del cinquantesimo anniversario di attività, i Mills Brothers si esibirono al Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, presentati da Bing Crosby. Successivamente, dopo la scomparsa di Herbert nel 1989, e di Donald nel 1999, il complesso proseguì la sua attività con John III, figlio di Donald, cui si unì Elmer Hopper, che aveva cantato con i Platters. Nel 1998 il gruppo ottenne il Grammy Award alla carriera.

lunedì 30 novembre 2020

Soft Machine 2020

Al Cambridge Jazz Festival quest'anno ci sono stati i Soft Machine, nella formazione

John Etheridge (guitar), Theo Travis (sax, flute, Rhodes), Roy Babbington (bass), Nic France (drums).

(Il video mostra i Soft Machine live a La Casa Di Alex, MI, nel 2018)

I Soft Machine sono un gruppo storico (ormai ovviamente ampiamente rimaneggiato) che suonarono sullo stesso palco dei Pink Floyd - al tempo di Syd Barrett - e della Jimi Hendrix Experience.
Psichedelia, jazz-rock, improvvisazione, fusion jazz: tutto questo, e molto più, offrono questi incredibili musicisti.

Per approfondire e ascoltare altra loro musica, vai su Prog Bar Italia (due articoli): 

mercoledì 4 novembre 2020

Palermo. Jazz online: il Brass Group ha una web TV...

 Lo storicissimo Brass Group, che da molti decenni ormai porta i grandi nomi del jazz a Palermo, ha deciso di suoerare lo iato dovuto alla pandemia da Coronavirus trasmettendo sulla propria TV "internettiana".


Leggi l'articolo su Palermo Repubblica.


Vai direttamente al sito del Brass Group.



Leggi l'articolo di Gaia Stella Trischitta su Il Carrettino News (scritto nel 2016) per capire la realtà del Brass Group e cosa vuol dire questa istituzione - insieme all'Orchestra Jazz Siciliana - per la città di Palermo.


martedì 3 novembre 2020

Ascoltiamo il Pat Metheny Group

 Pat Metheny, classe 1954, compositore e chitarrista jazz statunitense, docente di musica a Miami e poi, grazie al vibrafonista Gary Burton, al celebre Berklee College of Music di Boston. Rappresentante del free jazz, si appoggia fin dal 1976 (si appoggiava, dobbiamo purtroppo specificare) sul tastierista Lyle Mays per portare avanti il discorso del suo Pat Metheny Group. Metheny è responsabile delle melodie, Mays (lo era) delle complesse armonie; generalmente. 

Altro elemento di spicco del PMG è il bassista Steve Rodby.

Nel video sottostante (Speaking of Now, 2002) gli elementi della band, insieme a Pat Metheny, sono:

Lyle Mays (piano, sintetizzatori; Lyle è morto il 10 febbraio 2020 a 67 anni), il camerunese Richard Bona (al basso fretless, alla chitarra acustica, voce, percussioni), Steve Rodby (basso acustico, violoncello), il messicano Antonio Sanchez (batteria; classe 1971, chiamato con successo a sostituire Paul Wertico, un po' troppo stagionato e forse stanco dopo i vent'anni di collaborazione con Metheny), l'altro grande rimpianto Dave Samuels (percussioni, marimba; Samuels è deceduto l'anno scorso a NYC, 70enne), il vietnamita Cuong Vu (tromba, voce).





1. "As It Is" (Metheny/Mays) – 7:40
2. "Proof" (Metheny/Mays) – 10:13
3. "Another Life" (Metheny) – 7:08
4. "The Gathering Sky" (Metheny/Mays) – 9:22
5. "You" (Metheny) – 8:24
6. "On Her Way" (Metheny/Mays) – 6:04
7. "A Place in the World" (Metheny/Mays) – 9:52
8. "Afternoon" (Metheny) – 4:43
9. "Wherever You Go" (Metheny/Mays) – 8:04





*


domenica 1 novembre 2020

Le Illuminazioni di Alice Coltrane e Carlos Santana

Raramente l'ascolto di un album è risultato più appagante... soprattutto in una domenica malinconica di chiusura totale del mondo! Solo i cieli ci risultano ancora aperti (sperando che il metano che sta fuoruscendo dalle acque siberiane non ci avveleni anche quello).


Nel 1974, certo, Turiya Alice Coltrane all'arpa (e non solo), e Devadip Carlos Santana alla chitarra (e non solo), non avevano ancora sentore della fine del mondo oggi in corso e, con l'animo in pace, sfornavano questo capolavoro: Illuminations. Erano in autentico stato di grazia. E il resto dei musicisti sono di un livello pazzesco:

Jack DeJohnette - cymbals
David Holland - acoustic double bass
Tom Coster - electric piano
Jules Broussard - flauto

... e molti altri.

Ecco la scheda dell'album:

A1. "Guru Sri Chinmoy Aphorism"
Cymbal [Cymbals] – Jack DeJohnette
Double Bass [Acoustic Bass] – David Holland
Electric Piano – Tom Coster
Flute – Jules Broussard
Harp – Turiya Alice Coltrane
Lead Guitar, Rhythm Guitar, Wind Chimes – Devadip Carlos Santana
Written-By – Guru Sri Chinmoy
[01:11]  

A2. "Angel Of Air"
Cymbal [Cymbals] – Jack DeJohnette
Double Bass [Acoustic Bass] – David Holland
Electric Piano – Tom Coster
Flute – Jules Broussard
Harp – Turiya Alice Coltrane
Lead Guitar, Rhythm Guitar, Wind Chimes – Devadip Carlos Santana
Written-By – Devadip Carlos Santana, Tom Coster
[04:49]  

A3. "Angel Of Water"
Double Bass [Acoustic Bass] – David Holland
Electric Piano – Tom Coster
Guitar – Devadip Carlos Santana
Harp – Turiya Alice Coltrane
Soprano Saxophone – Jules Broussard
Written-By – Turiya Alice Coltrane
[11:07]  

A4. "Bliss: The Eternal Now"
Guitar – Devadip Carlos Santana
Piano [Acoustic], Harp – Turiya Alice Coltrane
Written-By – Devadip Carlos Santana*, Tom Coster
[16:45]  

B1. "Angel Of Sunlight"
Congas – Armando Peraza
Double Bass [Acoustic Bass] – David Holland
Drums – Jack DeJohnette
Guitar, Finger Cymbals, Cymbal [Hand Cymbals] – Devadip Carlos Santana
Organ [Hammond], Finger Cymbals, Cymbal [Hand Cymbals] – Tom Coster
Organ [Wurlitzer] – Turiya Alice Coltrane
Soprano Saxophone – Jules Broussard
Tabla – Phil Ford
Tambura [Male Tamboura] – Prabuddha Phil Browne
Written-By – Devadip Carlos Santana, Tom Coster
[31:23]  

B2. "Illuminations"
Guitar – Devadip Carlos Santana
Harp – Turiya Alice Coltrane
Piano [Acoustic] – Tom Coster
Written-By – Devadip Carlos Santana, Tom Coster

   Credits:

Art Direction, Illustration [Cover] – Michael Wood
Bass – James Bond (tracks: A1 to A3, B2)
Cello – Anne Goodman (tracks: A1 to A3, B2), Fred Seykora (tracks: A1 to A3, B2), Glenn Grab (tracks: A1 to A3, B2), Jackie Lustgarten (tracks: A1 to A3, B2)
Copyright (c) – CBS Inc.
Cover [Album Cover] – Retina Circus
Design [Sleeve] – Cynthia Shyvers
Engineer – George Engfer, Glen Kolotkin
Photography By – Steve Bruce
Photography By [Liner] – Herb Green
Producer – Devadip Carlos Santana, Tom Coster
Producer, Arranged By [Strings], Conductor [Strings] – Turiya Alice Coltrane

Viola – Alan Harshman (tracks: A1 to A3, B2), David Schwartz (tracks: A1 to A3, B2), Marilyn Baker (tracks: A1 to A3, B2), Myer Bello (tracks: A1 to A3, B2), Myra Kestenbaum (tracks: A1 to A3, B2), Rollice Dale (tracks: A1 to A3, B2)

Violin – Charles Veal (tracks: A1 to A3, B2), Gordon Marron (tracks: A1 to A3, B2), Murray Adler (tracks: A1 to A3, B2), Nathan Kaproff (tracks: A1 to A3, B2), Paul Shure (tracks: A1 to A3, B2), Ron Folsom (tracks: A1 to A3, B2), Bill Henderson (tracks: A1 to A3, B2)

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Vedi anche gli articoli: 









lunedì 19 ottobre 2020

Latin jazz: Ana Carla Maza

Ana Carla Maza su Spotify: clicca qui!

Ana Carla Maza su Facebook 



È una violoncellista e cantautrice cubana, figlia di musicisti. Calcò i palcoscenici di Havana già da bambina. Oggi si esibisce dovunque nel mondo. Ha all'attivo due dischi solisti.


La flor: l'album del 2020 di Ana Carla Maza

venerdì 9 ottobre 2020

Bell'articolo che parla di 'Con Certo Jazz' (Fabrizio Consoli)

 Sul magazine online L'Isola Che Non C'Era è uscito un articolo molto intelligente e ben scritto sul disco di Fabrizio Consoli dal titolo Con Certo Jazz (Live from the heart of Europe), che ricapitola il tour del 2018.



Il cantautore di Seregno Fabrizio Consoli, che ha studiato contrabbasso al Conservatorio Statale Giuseppe Verdi di Milano,  ha iniziato come chitarrista negli Anni Ottanta al fianco di diversi artisti di primo piano della scena musicale italiana, quali Eugenio Finardi, Alice, Cristiano De Andrè, Mauro Pagani, PFM e molti altri. Nel 1993 pubblica l’esordio Fabrizio Consoli, a cui segue la partecipazione a Sanremo 1994 con la canzone “Quando saprai”. Mentre scrive e produce diverse canzoni di successo (per artisti quali Dirotta Su Cuba ed Eugenio Finardi), nel 2004 esce il secondo album 18 piccoli anacronismi con cui vince il Premio Ciampi. Il terzo album è del 2009: Musica per ballare. Segue  Live in Capetown (2012). Il tutto accompagnato da una fervente attività europea, soprattutto verso la Germania, che adotta l’artista italiano e la sua arte in suoni invitandolo a numerosi concerti e festival musicali. Nel 2016 esce ufficialmente l’atteso 10 (10, dieci), su etichetta iCompany: rilettura laica dei Dieci Comandamenti. Consoli prosegue l’attività dal vivo nel nostro continente, comprendente il concerto al Roma Jazz Festival. Il suo girovagare in musica viene immortalato appunto nell’album Con certo jazz, uscito il 2 ottobre.



Consoli su Facebook.


domenica 4 ottobre 2020

Jazz-rock e prog-rock uniti. Il debutto di Daniele Sollo

Esce Order and Disorder, del bassista napoletano Daniele Sollo, con un cast di collaboratori stellare (tra i migliori musicisti e cantanti del prog-rock italiano).


Dettagli qui:

https://TOPOLÀIN.blogspot.com/2020/10/daniele-sollo-order-and-disorder.html 

 Ordina direttamente presso il musicista


TRACKLIST:

1 – 11-IX-1683 (6:40)
2 – Turn left (5:54)
3 – A journey (11:20)
4 – In my arms (4:00)
5 – Anytime, anyplace (11:45)
6 - Pavane in F# Minor (Gustave Fauré) (6:15)

Crew spettacolare
Alessandro Corvaglia, Fabio Zuffanti e Marco Dogliotti vocals.
Stefano Agnini, Luca Scherani e Jason Rubenstein tastiere.
Domenico Cataldo chitarre.
Samuele Dotti tastiere.
Maurizio Berti e Valerio Lucantoni drums.
Daniele Sollo basso.

 


Chi è Daniele Sollo

Cenni biografici sono contenuti nella pagina al link sopra indicato (blog Topolàin). Per appurare la bravura del musicista (che ha collaborato, tra gli altri, con gli Höstsonaten di Fabio Zuffanti e con Il Cerchio Medianico di Stefano Agnini - entrambi presenti alle session di registrazione di questo album), basti ascoltare la seguente cover di un brano di Jaco Pastorius, in cui Sollo mette alla prova un basso Biarnel Scorcio.


venerdì 7 agosto 2020

La musica jazz su Amazon

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Alcuni titoli interessanti


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Gilad Hekselman 




lunedì 27 luglio 2020

Hiromi Uehara, fantastica pianista


Pianista che suona anche le tastiere elettroniche, Hiromi Uehara (nata il 26 marzo 1979), nota professionalmente come Hiromi, è un nome del jazz ormai abbastanza famoso. Proveniente da Hamamatsu, in Giappone, Hiromi possiede una tecnica virtuosistica straordinaria, e sia nelle sue vivaci esibizioni dal vivo, sia nelle sue composizioni, è solita amalgamare generi e sottogeneri musicali come lo stride (una tecnica ritmica del ragtime), post-bop, rock progressivo, musica classica e fusion. 



Iniziò a studiare pianoforte classico a sei anni e successivamente fu introdotta nell jazz dal suo insegnante di pianoforte, Noriko Hikida. A 14 anni si esibì con l'Orchestra Filarmonica Ceca (Ceská filharmonie). A 17 incontrò Chick Corea per caso a Tokyo e questi la invitò a suonare con lui la sera successiva. Iscrittasi al Berklee College of Music di Boston negli USA, dove seguì le lezioni di Ahmad Jamal, ancor prima di diplomarsi ottenne un contratto dalla Telarc. Il suo debutto, allo Scullers Jazz Club nel 2003, entusiasmò la platea. Da allora fu ospite gradita in numerosi festival e manifestazioni. È stata sul palco del Newport Jazz Festival l'8 agosto 2009 e su quello dell'Olympia di Parigi il 13 aprile 2010. Seguì, nell'estate del 2010, la tournée con la Stanley Clarke Band.


The Trio Project
Il trio da lei formato comprendeva inizialmente il bassista Mitch Cohn e il batterista Dave DiCenso. Il suo secondo album Brain (2004) lo registrò con Tony Gray al basso e con il drummer Martin Valihora, che era stati compagni di studio al Berklee, e fino al 2009 ha registrato ed è andata in tournée con loro due. Il bassista Anthony Jackson e il batterista Steve Smith, ospiti su due tracce di Brain, sono presenti nel suo album del 2011 Voice. Nel 2012 Smith venne sostituito dal batterista britannico Simon Phillips (che rimarrà negli album Move del 2012, Alive del 2014 e Spark del 2016). A un suo tour relativamente recente (2015) l'hanno accompagnata Anthony Jackson e Simon Phillips. Spark ha raggiunto la prima posizione n. 1 nella Jazz Billboard Jazz per la settimana del 23 aprile 2016. 



Hiromi's Sonicbloom
Il 19 ottobre 2006, al trio si è aggiunto il chitarrista David Fiuczynski in una performance alla Jazz Factory di Louisville, Kentucky, e sono così nati gli Hiromi's Sonicbloom. iuczynski è presente nei due album degli Hiromi's Sonicbloom, Time Control e Beyond Standard. A causa degli impegni di Fiuczynski (insegna a Berklee), spesso, negli spettacoli dal vivo, al suo posto ha suonato il chitarrista John Shannon.
Nel tour del 2009, agli Hiromi's Sonicbloom si è aggregato il batterista Mauricio Zottarelli. 


  


01. I Got Rhythm 00:00
02. Sicilian Blue 11:10
03. BQE 21:45
04. Berne, Baby, Berne 30:52
05. Pachelbel's Canon 36:31
06. Choux a la Crème 46:05





Qui sotto, di nuovo Hiromi in "Sicilian Blue", con lo Stanley Clarke Trio.



... all'Heineken Jazzaldia 2010

Jazzaldia, Festival de Jazz de San Sebastián (España), 23 Jul 2010


Stanley Clarke - contrabbasso
Ruslan Sirota - tastiere
Ronald Bruner Jr. - percussioni
Hiromi - pianoforte




Discografia essenziale 

  Album in studio come "Hiromi"

Another Mind (2003)
Brain (2004)
Spiral (2005)
Place to Be (2009)
Spectrum (2019)


  Album in studio degli "Hiromi's Sonicbloom"

Time Control (2007)
Beyond Standard (2008)


  Album in studio di "The Trio Project"

Voice (2011)
Move (2012)
Alive (2014)
Spark (2016)


  DVDs

Hiromi Live in Concert (2009, recorded in 2005)
Hiromi's Sonicbloom Live in Concert (2007)
Solo Live at Blue Note New York (2011)
Hiromi: Live in Marciac (2012)


  Partecipazioni e collaborazioni

Chick & Hiromi - Duet (2008, Japan; 2009, international) - live album recorded with Chick Corea at the Tokyo Blue Note
The Stanley Clarke Trio (featuring Hiromi and Lenny White) - Jazz in the Garden (2009)
Flashback - Triangle Soundtrack (2009)
Tokyo Ska Paradise Orchestra - Goldfingers (2010)[9]
The Stanley Clarke Band - The Stanley Clarke Band ('No Mystery', 'Larry Has Traveled 11 Miles and Waited a Lifetime for the Return of Vishnu's Report', 'Labyrinth' and 'Sonny Rollins') (2010)
Tokyo Ska Paradise Orchestra - Walkin' (2012)
Akiko Yano and Hiromi - Get Together -LIVE IN TOKYO- (2011)
Kelly Peterson - Oscar, With Love ('Take Me Home' and 'Oscar's New Camera') (2015)[10]
Akiko Yano and Hiromi - Ramen-na Onnatachi (2017)
Hiromi & Edmar Castañeda - Live in Montreal (2017) 






Jimmy Smith, l'Hammond B-3 nel jazz

Jimmy Smith, più propriamente James Oscar Smith, era un tastierista i cui album entrarono più volte nei primi posti delle classifiche. E uno dei suoi meriti è di aver reso famoso l'organo Hammond B-3.

       
                A sinistra: Wild Bill Davis; a destra: Jimmy Smith


I proprietari dei club di jazz avevano "scoperto" che ingaggiare un trio con organo era più economico che convocare un'intera big band. Da qui l'interesse crescente per lo strumento.
La maniera in cui Smith suonava l'Hammond B-3 (percussivo con seguente decadimento - tipo pianoforte -; le alternative sono: tenuto e a lento attacco) ha ispirato tutta una generazione di tastieristi. Anche grazie a Smith, negli Anni '60 e '70 l'uso dell'organo elettrico si è decisamente diffuso: nel rhythm & blues, nel rock, nel reggae, nel rock progressivo.


Nato l'8 dicembre 1925 a Norristown, in Pennsylvania, già a sei anni Jimmy seguì il padre nei vari club, per spettacolini vaudeville "song-and-dance" che consistevano - appunto - in esibizioni di canto e ballo. Iniziò a suonare il pianoforte in maniera autodidatta e, a nove anni, vinse un concorso per talenti indetto da una stazione radio di Philadelphia. Non smise mai di far musica e fu tanto previdente da mettersi a studiarla seriamente, frequentando scuole e istituti. Dal '51 al '54 suonò il piano, poi anche l'organo, militando in gruppi R&B di Philadelphia (tra gli altri: Don Gardner and the Sonotones). Decise definitivamente che il suo strumento principale sarebbe stato l'organo dopo aver ascoltato, nel 1954, Wild Bill Davis. 



Registrò circa 40 sessions per la Blue Note. Suoi album di successo di quel periodo includono The Sermon!, House Party, Home Cookin', Midnight Special, Back at the Chicken Shack e Prayer Meetin'.
Nel 1962 firmò un contratto con la Verve
Blue Note e Verve sarebbero state le etichette musicali alle quali si sarebbe legato anche nei decenni successivi.



Video: Jimmy Smith - Live in Denmark 1968

Con Jimmy Smith (Hammond organ, voc), Nathan Page (g), Charles Crosby (dr)

Setlist: "Ode to Billie Joe", "Sonnymoon for Two", "Days Of Wine And Roses", "Got My Mojo Working", "Satin Doll" 
NOTA: Qui si vede Nathan Page usare il "thumb pick" - tecnica inusuale per un chitarrista jazz. Fu Jimmy Smith a consegnare a Page quella chitarra Guild, quando Page si unì al gruppo.


Durante gli Anni '70 Smith aprì un club a North Hollywood (Los Angeles), all'indirizzo 12910 Victory Boulevard, dove suonò regolarmente con Kenny Dixon alla batteria, Herman Riley e John F. Phillips al sassofono. Nella sua band era previsto anche un suonatore di armonica e flauto: l'onore andò a Stanley Behrens
A un suo disco del 1972, Root Down, viene ascritto un ruolo importante per l'influenza esercitata sulle successive generazioni di musicisti funk e hip-hop. Root Down venne registrato live nel suo club, con un gruppo a supporto i cui membri erano influenzati dal funk e dal rock.  


     Qui, Jimmy Smith in un concerto del 1971 insieme a compagni stellari: Cannonball Adderley, Dave Brubeck e Charlie Mingus

Jimmy Smith fu attivo anche negli anni '80 e '90. Nella sua carriera arrivò a registrare con Quincy Jones, Frank Sinatra, Michael Jackson (lo si può sentire nella canzone "Bad", prima traccia dell'omonimo album di Michael Jackson), la cantante Dee Dee Bridgewater e l'organista, trombettista, vocalist Joey DeFrancesco. Il suo ultimo album fu Dot Com Blues (Blue Thumb/Verve, 2000), registrato insieme a B. B. King, Dr. John ed Etta James.

Nel 2004 si trasferì in Arizona con la moglie, la quale morì appena pochi mesi dopo per via del cancro. Smith registrò ancora Legacy con Joey DeFrancesco. I due si stavano preparando ad andare in tournée, quando Smith venne trovato morto dal suo manager, Robert Clayton, nella sua casa di Scottdale. Si era spento nel sonno.