domenica 6 dicembre 2020

Dave Brubeck - per il centenario della nascita

»Mr. Cool«, ambasciatore del jazz.  Parliamo di Dave Brubeck: nato cento anni fa (6 dic.), morto otto anni fa (5 dic.) 

"Take Five" è probabilmente il più grande successo jazz di tutti i tempi. Meno noti sono i i tour di Dave Brubeck al di là della Cortina di Ferro e il suo impegno sociale, in patria. Il pianista e compositore originario di una piccola città del Massachusetts non volle tuttavia mai lasciarsi etichettare e rifuggì i cliché.



  Dave Brubeck (Concord, 6 dicembre 1920 – Norwalk, 5 dicembre 2012)

Era figlio di un allevatore di bestiame. Nato oggi come 100 anni fa, a quattro anni iniziò a imparare il pianoforte grazie a sua madre. Da giovane preferiva improvvisare anziché attenersi allo spartito. "Era un tipo solitario e non convenzionale, che seguiva la propria via" disse di lui il suo insegnante Darius Milhaud (1892-1974), compositore francese che era emigrato negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Nel 1943 Brubeck dovette interrompere gli studi di composizione (in California) a causa della chiamata alle armi e per qualche tempo diresse un'orchestra militare in Europa. Nel 1945 fu di stanza a Norimberga.
"Stavamo provando con una banda militare all'interno di una fabbrica. Sebbene all'epoca la fraternizzazione fosse proibita, feci amicizia con un giovane tedesco. Si chiamava Hans Hermann Flüger, aveva soltanto 19 anni e aveva perso una gamba sul fronte orientale. Quel ragazzo aveva zoppicato per miglia sulle sue stampelle per venire ad ascoltare la nostra musica! La cosa mi toccò tantissimo." 
 Dopo il servizio militare, tornò all'università e, mentre ancora studiava, fondò un ottetto d'avanguardia che mirava a mischiare forme classiche di musica con il jazz. Brubeck trovò il suo pubblico dopo aver fondato un quartetto con il suonatore di sax contralto Paul Desmond

 Dave Brubeck Quartet

 Paul Desmond



Leggero, lirico e fluttuante, lo stile di esecuzione di Desmond formava un attraente contrasto con gli accordi pianistici di Brubeck. Accompagnati da basso e batteria, i due eseguivano contrappunti improvvisati sulla base di armonie estese e seguendo indicazioni di tempo inusuali (anche valzer) e, a sorpresa, arrivò il loro grande successo "Take Five". Il pezzo, in 5/4, si sviluppò sulla base di una melodia che Desmond aveva composto nel 1959. 
Ci vollero due anni affinché "Take Five" iniziasse veramente a scalare le classifiche ma, quando lo fece, non si fermò più, ed è oggi considerato il single jazz più venduto di tutti i tempi. 

Paul Desmond ha dichiarato: "Quando Dave è al suo meglio, ascoltarlo suonare diventa un'esperienza che commuove il cuore e nel contempo la mente". 
I due musicisti deliziarono una generazione di studenti. Il quartetto viaggiava instancabilmente da un college all'altro. Le registrazioni di quei concerti apparvero nel 1954, nell'LP Jazz Goes To College. Dopo di ciò, la rivista Time regalò a Brubeck la copertina, definendolo "il più stimolante di tutti i nuovi artisti jazz" (cinque anni prima, era stato Louis Armstrong a venire onorato così dal prestigioso magazine). 





 La notizia del titolo su Time (con il suo volto a bella posta "colored") giunse a Dave Brubeck il 4 novembre a San Francisco, durante un tour cui prendevano parte anche Duke Ellington e la sua orchestra. "Bussarono alla porta della mia camera d'albergo alle sette del mattino" raccontò Brubeck (così si può leggere nel libro Jazz, di Ken Burns). "Ellington mi si piazzò di fronte e disse: Dave, sei sulla copertina di Time." La reazione di Brubeck fu: "Ma no! Avresti dovuto esserci tu!" 
Brubeck ammirava Duke Ellington e lo riteneva il compositore più importante d'America. Gli dedicò anche un brano: "The Duke". 



 Dopo aver conquistato l'America, il gruppo di Brubeck iniziò a viaggiare per il mondo. Nel 1958 Dave arrivò dalla Scandinavia a Berlino (che non era ancora divisa dal Muro) insieme ai suoi figli Dario e Michael e a sua moglie Iola. E ottenne i visti di transito per la Germania Orientale e per fare il tour in Polonia. 
Con i suoi compagni salì su un treno... ma a Francoforte sul Meno (nella Germania Ovest) anziché a Francoforte sull'Oder (città della DDR)! Gli altri passegeri spiegarono agli americani qual era stato il loro sbaglio. Il gruppo scese precipitosamente e si mise a cercare finché non trovò la giusta coincidenza verso l'Est. Ricordiamoci che periodo era quello...





"Chi è Mr. Cool?" 

 Altro problema al confine polacco. Le guardie di frontiera, probabilmente ignare di jazz, si aspettavano un "Mr Cool" (così un quotidiano di Varsavia aveva annunciato la venuta di Brubeck, pubblicando anche una sua maxi-foto). Prima di poter passare, Brubeck e i suoi dovvetero convincere le guardie che il vero nome del musicista non era "Mr. Cool"... 

Per buona parte della Guerra Fredda, Brubeck rappresentò un'"arma" dell'occidente in una competizione parallela a quella degli armamenti: fu infatti una delle punte di diamante nella competizione culturale tra i due grandi sistemi politici. L'URSS, comunista, aveva inviato il Balletto del Bolshoi in America; gli Stati Uniti, capitalisti, come potevano opporsi? Con la musica, e in particolare mobilitando i grandi del jazz. 
Il Dipartimento di Stato americano finanziò le esibizioni del Dave Brubeck Quartet in Paesi del blocco orientale così come in alcuni del Terzo Mondo. 
 Nel 1958, sul New Yorker, apparve un fumetto che riassumeva questa strana forma di scambi diplomatici. La vignetta illustrava una riunione alla Casa Bianca a proposito di "una missione estremamente delicata". Lì, un partecipante chiede: "Sarà meglio mandare John Foster Dulles o Satchmo?"
 (Il primo era Segretario di Stato durante la Presidenza Eisenhower, convinto anticomunista; "Satchmo" era il nomignolo di Louis Armstrong.) 



Ma Dave Brubeck notò bene le incongruenze insite nell'offensiva di public relations che sfruttava i talenti del jazz. Nel mondo, le band statunitensi, composte da musicisti bianchi e neri, davano degli USA un'immagine di armonia, di intesa perfetta, mentre invece la segregazione razziale era ancora una realtà - realtà prevalente soprattutto negli stati meridionali americani. 
Questa problematica fu anche un soggetto del musical satirico The Real Ambassadors, che Brubeck scrisse insieme a Iola. 

La segregazione razziale non era accettabile per lui. Ogni volta che il promotor o l'emittente televisiva gli chiedeva di sostituire il suo bassista nero, Eugene Wright, Dave cancellava il concerto, la gig, l'apparizione in TV. 

I musicisti jazz impararono anche a usare i loro incarichi di rappresentanza all'estero per esercitare pressioni nella propria patria. Nel 1957, Louis Armstrong rifiutò di viaggiare in Unione Sovietica perché ai bambini neri di Little Rock, Arkansas, fu rifiutato l'ingresso a scuola. 



Il suo ottantesimo compleanno (6 dicembre 2000) Brubeck lo trascorse a Milano. A quell'età ancora andava in tournée... Poche settimane prima, era stato operato agli occhi. Il musicista raccontò che, dopo l'operazione, disse alla moglie: "Trovo fantastico che sei tornata a metterti il rossetto!"
Iola Brubeck ribatté: "Ma io mi metto sempre il rossetto! Eri tu che non ci vedevi più". 
Il grande musicista si rischiarò tutto, contento come un bambino, ed esclamò: "Sono tornati i colori!" 

Il tour europeo che seguì fu uno di quelli che gli diedero maggiore soddisfazione. 

 Una vita insieme: Mr. e Mrs. Brubeck




Questo scritto usa diverse informazioni tratte dall'articolo di Hans Hielscher apparso sullo Spiegel "Mr Cool, der Jazz-Diplomat".

 Altre informazioni su Dave Brubeck sono contenute in un post scritto subito dopo la sua morte sul blog Topolàin: "Addio a Dave Brubeck".



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Un paio di vinili o tre:








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